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Simon Konianski
Il regista Micha Wald, classe 1974, dopo la rivisitazione in chiave drammatica di Voleurs de chevaux, presentato al 60esimo festival di Cannes, torna alla commedia dopo il suo terzo cortometraggio Alice et moi che vince diversi riconoscimenti in tutta Europa e costituisce lo scheletro di Simon Konianski, nella sezione “Extra” della quarta edizione del Festival del Film di Roma. Il regista di origine polacca riprende lo humour e i personaggi un po' stereotipati dei tre anziani ebrei nel Belgio di oggi, ma nel lungometraggio la storia viene potenziata dal contrasto generazionale tra Simon (Jonathan Zaccai) - alter-ego del regista -, disoccupato in perenne conflitto con il padre, la comunità, l'ex moglie e il figlio Hadrien.
Attraverso l'autoironia, da sempre, le comunità ebraiche riescono a difendersi nel mondo da una millenaria storia di tragici eventi. Nella prima parte della pellicola si gioca sul contrasto generazionale ricco di comicità; nella seconda, il film si trasforma in un road movie nel quale Simon deve riconciliarsi con le sue radici, la sua famiglia e riscoprire il sé che ha sempre rifiutato per avversione nei confronti del padre, della maniacalità con la quale l'uomo riviveva la guerra e il periodo di detenzione nei campi di concentramento.
Come per altri autori di terza generazione (vedi Mihaileanu in Train de vie), anche Micha Wald utilizza la chiave dell'umorismo per raccontare temi molto gravi come l'irrapresentabile Olocausto e il conflitto israelo-palestinese: Simon lo vive come l'ultima guerra coloniale contro le posizioni della sua famiglia che invece difende strenuamente la madre patria, Israele, qualsiasi posizione assuma.
Ritroviamo il viaggio alla ricerca delle origini, l'ironia e anche un protagonista molto simile ad Alex (Elijah Wood) di Ogni cosa è illuminata, soprattutto nell'aspetto fisico di Simon e del suo figliolo: gli occhiali dei personaggi principali non sono solo un elemento comico ma il muro di difesa nei confronti di una verità difficile da accettare nei primi due casi, un simbolo di curiosità, di volontà di ‘veder meglio', di conoscere, nell'ultimo.