“Mi sento tutto rotto” dice Julien e, all’improvviso, la sua faccia sembra ricordare il crollo di una diga. Quasi dovesse espiare la bellezza da copertina, la giovinezza come valore, la serenità di un amore, questo giovane insegnante della periferia parigina si ritrova travolto dalla tempesta perfetta: un’alunna lo accusa di molestie, la classe si schiera contro di lui, la dirigenza non ha alcun interesse a difenderlo, i familiari della presunta vittima lo minacciano.

Più che un corpo a corpo con un uomo messo alla prova da un mondo, Silenzio! – che in originale si intitola Pas de vagues, traducibile con l’espressione “non agitare le acque – è la cronaca di un dramma sospeso tra scandalo pubblico e incubo privato, ispirato a fatti realmente accaduti allo stesso regista, Teddy Lussi-Modeste, che lavora anche come professore di lettere.

La risonanza autobiografica scansa subito il dubbio sull’attendibilità del protagonista: al di là di ciò che vediamo – il film, dritto e potente, parte sostanzialmente in medias res – a contare è il patto di (tacita) fiducia tra il pubblico e Julien/Teddy, il cui statuto di vittima non è mai messo in discussione. Al centro c’è piuttosto il dilemma dell’assurdo che però si articola in modo molto concreto attraverso la rappresentazione di un preciso spaccato socioculturale, dove a prevalere sulla ragione, sulla dialettica e sul senso (non il “buonsenso” caro all’ipocrisia benpensante) sono la legge del branco, la logica dello spionaggio e, non ultima, il surplus dell’omofobia.

François Civil in Silenzio!
François Civil in Silenzio!

François Civil in Silenzio!

(Kazak Productions – Frakas Productions - France 3 Cinéma - 2023)

Tutti elementi che contribuiscono alla creazione del nemico perfetto: Silenzio! propone un distillato della società francese, un meticciato osservato senza retorica, una marginalità che alla solidarietà costruttiva preferisce fare gruppo contro un soggetto isolato, in questo caso un uomo giovane, idealista, colto e perdipiù omosessuale (felicemente accompagnato fintanto che gli eventi non precipitano). François Civil, neodivo d’oltralpe, è magnifico nel trasmettere il progressivo spegnimento della speranza, la paura di non farcela, il disperato bisogno di essere fedeli alla verità, il trauma della diffamazione.

Montando la tensione in maniera via via sempre più pressante e angosciante, Lussi-Modeste (che in sede di sceneggiatura si è fatto affiancare da Audrey Diwan, Leone d’Oro per La scelta di Anne ma soprattutto autrice che conosce le regole del thrilling, dal polar BAC Nord al mélo nero Il coraggio di Blanche) misura la testimonianza all’altezza dell’allegoria, racconta le storture del sistema attraverso quelle di una scuola, spazio che per definizione riproduce quel che accade nella società. E le falle, le contraddizioni, gli errori ne rivelano l’incapacità di porsi quale istituzione educativa, luogo della cittadinanza consapevole e della formazione civile, scivolando in una paranoia quantomai sintomatica dello spaesamento nell’epoca dei fatti alternativi, in un tempo disinteressato alla complessità.