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Sì, chef! - La brigade © Stephanie Branchu
“Sì, chef!” è l'affermazione che i componenti di una brigata di cucina ribattono al proprio superiore in segno di subordinazione e rispetto. Replica comune nel gergo della ristorazione, tale esclamazione, nel film di Louis Julien-Petit, oltre ad esserne il titolo (aggiunta all'originale
La storia è quella di Cathy (Audrey Lamy) una sous-chef determinata ed appassionata. Lavora nel celeberrimo locale della chef-star Lyna Deletto, volto noto della televisione e dei reality di cucina, ma il suo sogno è quello di aprire un ristorante in cui poter esprimere sé stessa senza alcuna ingerenza e prevaricazione da parte di chi sembra essere più interessato all'apparire che all'importanza che il cibo può attribuirsi.
La strada verso l'obiettivo è impervia e Cathy sarà costretta a dover fare i conti con le problematicità di un mestiere dal quale inizia a percepire solo frustrazione e avvilimento. Dopo l'ennesimo atto di culinaria prepotenza, Cathy lascerà quel posto per cercare di realizzare il suo desiderio più grande. Ma come sempre accade, per concretizzare un'ambizione, bisogna risalire la china e per questo accetterà, con riluttanza, il lavoro da cuoca in quella che scoprirà essere la mensa di un centro di accoglienza per giovani migranti, gestito dal risoluto supervisione Lorenzo (François Cluzet).
Inizialmente per nulla convinta e riluttante, riuscirà in breve tempo a familiarizzare con i ragazzi insegnandogli la passione per la cucina, prendendosi cura di loro e instaurando uno scambio di sincero affetto e vicendevole arricchimento.