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Le quattro di Sex and the City
Due anni dopo aver coronato il sogno del matrimonio con Big, Carrie si interroga sulla nuova routine da donna sposata (fatta di divano e schermi piatti). Le tre storiche amiche non se la passano meglio: Charlotte non trova un attimo per sé a causa delle due bambine, Miranda non pensa ad altro che al lavoro, Samantha tenta di mantenersi "giovane" seguendo scrupolosamente un programma a base di ormoni, creme e quant'altro possa rallentare il suo percorso verso la menopausa. Sarà proprio grazie a quest'ultima, invitata da uno sceicco per conoscere le meraviglie del "nuovo" Medio Oriente, che le quattro "ragazze" voleranno ad Abu Dhabi, per una settimana a base di relax e comfort, decise a lasciare i pensieri a New York e ritrovare loro stesse.
La città è ormai solo un ricordo, il sesso - se non fosse per l'istancabile Samantha (Kim Cattrall, come sempre la più convincente e al contempo la più volgare) - niente più che un pretesto: abbandonata per buona parte del film già due anni fa, New York stavolta è solamente la comparsa di un teatrino che per mantenersi vivo tenta la carta dell'esotico a buon mercato, tra stanche gag e colpi bassissimi (la sparata nel suk contro le usanze musulmane è disastrosa, la successiva scoperta che sotto il velo integrale si nascondano irriducibili fashion victim strappa mezzo sorriso), con le quattro protagoniste in continua lotta tra il nascondere l'inesorabilità del tempo che avanza e il baratro di ridicolaggine in cui rischiano di affondare a causa di una scrittura e una direzione (ancora affidate a Michael Patrick King) ben al di sotto il livello di guardia. Certo, proseguire sull'intuizione che dà il via al film (Carrie che ripensa a quando, negli anni '80, arrivò per la prima volta a Manhattan e "rivede" come erano conciate sia lei che le amiche) non sarebbe stato "anagraficamente" possibile, ma tutto quello che siamo costretti a subire per centoquarantasei-interminabili-minuti è altrettanto "fantascientifico". Per non parlare delle attese guest star che "arricchiscono" il parterre, inutili quanto tante situazioni incollate nella storia per fare volume: dalla performance di Liza Minnelli al forzatissimo matrimonio gay di Anthony e Stanford, all'apparizione di Miley "Hannah Montana" Cyrus su un red carpet, fino alla comparsa di Pénelope Cruz (neanche nei panni di se stessa...), che flirta con Big per nemmeno 30 secondi. Tutto il resto è chiacchiera, come il tanto temuto "tradimento" che anziché allontanare i due innamorati sarà premiato con un diamante. Alla faccia della crisi, e di chi pensava potessero esserci ulteriori elementi per dare vita ad un altro sequel: se tutto va bene, finisce qui.