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Severance
Il catalogo di Locarno 2006 lo definì un film che "può urtare la sensibilità di alcuni spettatori". Cinefili snob e moralisti bacchettoni, certo, non ameranno molto la coproduzione britannico-magiara Severance, storia di sei giovani rampanti, dipendenti della fantomatica multinazionale delle armi Palisade Defense. Christopher Smith (Creep) dirige, con divertita abilità, un viaggio-premio in cui i protagonisti devono sfidarsi a paintball, simulazione di guerra con fucili a vernice, per cementare lo spirito del loro gruppo di lavoro. Con le metafore dovutamente rozze del genere si mettono alla berlina i dogmi dell'aziendalismo esasperato, figlio di un capitalismo ormai più religione che sistema economico. Fieri delle loro armi, senza sensi di colpa, i ragazzi affrontano un gruppo di assassini fanatici che loro stessi hanno armato. Geniale, come il "buono" che, per sterminare i cattivi (?), abbatterà un volo di linea, da americano patriottico che fa passare la libertà per la canna di un fucile. Film no global e politicamente scorretto, con l'ingenuità ed efficacia politica di Hostel, una comicità splatter che nei dialoghi assomiglia a Scary Movie e nelle immagini ai Monty Python del Sacro Graal si muore, ma dalle risate, si pensa un po' e si esorcizza il terrore. Anzi, il terrorismo. Ottimi i due protagonisti: il vizioso Danny Dyer e la bella, bionda e (finalmente al cinema) intelligente Laura Harris.