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Without Remorse è un romanzo di Tom Clancy del 1993 che ripercorre la genesi dell’action hero John Kelly, alias John Clark, uno dei personaggi minori dell’universo di Jack Ryan. I tentativi di adattarlo sul grande schermo si sprecano, a farcela infine è stata Paramount con Stefano Sollima (Gomorra – La serie, Soldado, ZeroZeroZero) alla regia e Michael B. Jordan attore protagonista.
Chi abbia letto il libro, o solo consultato la pagina Wikipedia correlata, non troverà che qualche ricorrenza, per lo più epidermica, nel film, riscritto – male - da Taylor Sheridan (Soldado, tra le altre cose), e c’è un motivo, ovvero un tramite: la trasposizione è stata catalizzata dal franchise di videogiochi Rainbow Six, che trae ispirazione dal techno-thriller omonimo, il secondo dedicato alle gesta di John Clark.
Tanti padri per un film che è figlio di nessuno, incerto nell’identità, vecchio nella fattura, desueto nello scenario: con il Without Remorse cartaceo sembra condividere sopra tutto la datazione, in altre parole, pare un film Anni Novanta, e non è un complimento.
Sollima di scene d’azione è maestro, e conferma, ma con meno disinvoltura, con più farragine rispetto al solito: appesantito, anche lui, da uno script sospeso nella terra di mezzo, troppo indietro e, chissà, forse troppo avanti, comunque costrettosi a fare di Guerra Fredda minestrina riscaldata, e perché, poi. Prima di dire due cose due sulla sinossi, un’altra notazione, sul cast, o meglio su un attore, che peraltro ci piace: Guy Pierce. Senza spoiler per carità, perché lo spoiler è la stessa scelta di Guy Pierce in un film come questo: che cosa potrà mai fare, Guy Pierce, complice il suo ruolino di marcia e la nostra enciclopedia di genere, se non quel che fa? Imperdonabile, a patto di voler serrare la detection e salvaguardare il thriller.
Comunque, in Siria un team di Navy Seals guidato da John Kelly (Michael B. Jordan) libera un operativo Cia preso in ostaggio da mercenari russi. Tre mesi più tardi, in quella che appare una vendetta, i Seals impiegati nella missione vengono assassinati su suolo americano: John stende i suoi sicari, tranne uno, ma non può fare nulla per la moglie Pam (Lauren London), peraltro incinta del suo primo figlio. Nel frattempo a Washington si concerta il da farsi: al tavolo il tenente, ex Seal, Karen Greer (Jodie Turner-Smith, bellissima), l’agente Cia Robert Ritter (Jamie Bell) e il Segretario alla Difesa Thomas Clay (Guy Pearce), si tratta di inibire l’escalation tra Usa e Russia, le cui relazioni hanno già toccato un punto critico. Dalla prigione a Murmansk, dalla presunta morte alla resurrezione armata, Kelly lotterà senza rimorso, a ogni costo.
A farne le spese lo spettatore, imbrigliato in una trama muscolare e fracassona, in cui la sceneggiatura predilige l’ellissi laddove messa con le spalle (narrative) al muro, in cui i personaggi faticano a trovare aggetto psicologico, sicché il dito infilato da John nell’orecchio di Karen a mo’ di rimbrotto affettuoso rimane più di mille detonazioni. Insomma, progetto sbagliato, che da Clancy prende i nomi, o poco più, e dal videogame lo sparatutto e la psicologia a salve: passibili di denuncia, poi, le parentesi oniriche/deliranti di John che uccidono una seconda volta la pora Pam. E noi pure. Sì, a volte è meglio il rimpianto.