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In un collegio femminile d’élite, una ragazza muore misteriosamente: pare si sia suicidata in circostanze poco chiare. Nella sua stanza arriva una nuova studentessa, accettata dopo una lunga attesa.
Le amiche della defunta pensano che il dormitorio sia infestato dai fantasmi e sono convinte che la morte sia dovuto al risveglio di uno spirito, convocato durante un rituale magari un po’ troppo sottovalutato. Siamo sicuri che il colpevole sia da rintracciare nella sfera paranormale? Noi no, le protagoniste nemmeno: nessuno si fida di nessuno e la catena di omicidi è solo all’inizio.
Simon Barrett ha una certa consuetudine con l’horror: ne ha scritti e prodotti svariati (La casa maledetta, Blair Witch, Temple) prima di arrivare all’esordio come regista con questo Seance – Piccoli omicidi tra amiche.
E considerando il curriculum viene da pensare che la sua opera prima sia un gioco e un esercizio con alcuni topoi del genere: un luogo inquietante e claustrofobico, la newcomer che forse nasconde qualcosa, personaggi che ovviamente hanno qualche segreto di troppo, oscure presenze, estranei pericolosi, un antagonista invisibile. E poi il sangue, il buio, le urla, la notte.
Altre informazioni non è il caso di darle, però tutto sommato gli ingredienti danno l’idea del tipo di ricetta creata da Barrett. A maggior ragione se mettiamo in campo il casting: per interpretare le ambigue collegiali ci sono attrici belle e seducenti, ad esaltare una certa pericolosità derivata dal fascino erotico (avanguardia, già).
La fa molto facile, Seance – Piccoli omicidi tra amiche, che per un’ora e mezza non fa altro che ammiccare ai suoi spettatori ideali (i cultori dell’horror, i patiti dei teen movie, i fan delle interpreti che per inciso hanno un certo seguito sui social). Nei fatti, però, è più confuso che ambiguo, più bizzarro che morboso, più grottesco che divertente. Porte aperte per un sequel.