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Leonardo Pieraccioni in Se son rose - Foto Angelo Trani
"Se son rose, fioriranno". Qui non solo non fioriscono le rose, perché i vecchi amori del protagonista, tirati improvvisamente fuori dal dimenticatoio, sono appassiti da anni. Ma (cosa ben più grave) non fiorisce proprio il film. O meglio neanche sboccia.
L’intenzione di Pieraccioni è quella di portare sullo schermo una commedia sentimentale leggera. Varia la trama, ma non il modus operandi basato sulla sua solita comicità toscana. Unica novità anticipa l’uscita in sala. Non più a ridosso delle festività natalizie affiancato dal consueto cinepanettone, ma poco prima con Medusa.
Un po’ pochino per riuscire a ripetere i vecchi successi di botteghino come quello di Ti amo in tutte le lingue del mondo o del suo esordio I laureati. Il fatto è che il toscanaccio nazionale è invecchiato e, come lui stesso ha confessato in conferenza stampa, non si ritrova più nei classici ruoli da conquistatore di bellezze mozzafiato né nel raccontare le crisi familiari (Il principe e il pirata e Un Fantastico via vai).
All’età di cinquat’anni ha deciso di mettere al centro il rapporto di un padre con la figlia (tra l’altro sua figlia di otto anni debutta proprio in questa pellicola). Ne è uscito fuori Se son rose. Una commedia, in gran parte autobiografica scritta dallo stesso Pieraccioni insieme a Filippo Bologna (Perfetti sconosciuti), che vede protagonista un giornalista di nome Leonardo (Pieraccioni) costretto, a seguito di un messaggino inviato da sua figlia a tutte le sue vecchie fiamme, a incontrare alcune di quelle che hanno risposto a questo sms professante intenzioni di riavvicinamento e promesse di cambiamento.
Ignare che sia il frutto dell’innocua provocazione di un’adolescente, rispondono all’appello diverse ex: Claudia Pandolfi, Michela Andreozzi, Caterina Murino, Gabriella Pession e Antonia Truppo. Ma la storia non parte e non decolla, come i suoi passati amori.
L’unica che potrebbe essere degna di una chance la sua “trombamica” (Elena Cucci), da lui appellata con il nomignolo “Quarantotto”, cifra che indica il numero di neuroni che lei ha in testa, è davvero troppo un cliché: la tipica donna ottusa ma dal bel fisico che alla fine ha degli assi nella manica.
Insomma Pieraccioni vorrebbe rinnovarsi, ma non ci riesce. Il suo consueto ruolo dello scapolo indolente ormai è stancante. Non basta il nuovo elemento del rapporto con la figlia perché il fatto è che qui nel vaso manca non solo l’acqua, ma anche le rose. E allora certo che non fioriscono!