PHOTO
Rocco Papaleo e Giorgia in Scordato
Esiste una profonda correlazione che intercorre fra dolore fisico e disagio emotivo. La cosiddetta “somatizzazione”, infatti, rappresenta quanto il manifestarsi di sintomi fisici possa essere associato ad un malessere psichico scaturito da conflitti interiori.
L’ormai sessantenne Orlando (Rocco Papaleo) trascorre la sua tiepida vita di accordatore di pianoforti, non concedendosi alcuna forma di socialità o spensieratezza, afflitto dagli acuti e sempre più lancinanti dolori alla schiena. Ma la sua grigia e dolorante quotidianità cambia dopo aver conosciuto la fisioterapista Olga (Giorgia, esordiente al cinema), la quale immediatamente si accorge che quella contrattura è molto più emotiva che fisica e lo invita, per poterlo aiutare, a procurarle una foto di quando era giovane con l’intento di confrontare le posture a distanza di anni.
L’uomo, seppur riconosca l’atipicità della richiesta, decide di adempiere al compito. L’incarico lo spingerà a mettersi in viaggio per tornare nel suo paese d’origine, Lauria, dove sono custodite le fotografie del passato, ma dove Orlando non voleva più far rientro. Tra presente e passato, contemporaneità e flashback, il protagonista ripercorrerà gli eventi più significativi che lo hanno trasformato e reso così come è oggi, malinconico e solitario.
Scritto, diretto ed interpretato da Papaleo, Scordato è il ritorno dell’autore nella sua terra, dopo il road movie Basilicata Coast to Coast, per raccontare un’altra storia meridionale. L’ambientazione e i paesaggi della costa ionica, questa volta fanno da sfondo ad una vicenda che si concentra sul passato e sul recupero della memoria per elaborarne i ricordi.
Dall’input della diagnosi accertata come “emotiva”, prende il via una sorta di peregrinazione a ritroso, una autoanalisi sulla giovinezza svanita, su ciò che è stato e su quello che sarebbe potuto essere. Allo stesso tempo, tale indagine diviene man mano presa di coscienza di come si è diventati dopo aver deliberatamente cancellato il passato ed essersi nascosti alla felicità, infliggendosi una quotidianità immersa nel rancore per non aver voluto metabolizzare esperienze che hanno arrecato un profondo e indelebile senso di mancanza.
Evidentemente Orlando non è riuscito a lasciar andare, a perdonare, passando invece il tempo a rimuginare e a vivere nel ricordo dell’evento rimanendovi bloccato. Quello che attua è la rimozione massiva del sé stesso passato, avallando la necessità di dimenticare.
Ed è proprio in questo processo che il titolo prende significato: “scordato” è il participio passato di “dimenticare” in dialetto.
Ma il film non è solamente un percorso sul viale dei ricordi, è anche ironico e scanzonato ritratto del sud, dello slow living e di qualche cliché lucano. A questo si intreccia una piccola ricognizione storico-politica di una militanza sovrastata dal fanatismo, non esente da giudizio, ed incarnata da una persona cara ad Orlando con cui dovrà finalmente fare i conti.
Ad oggi, la più personale ed intima commedia del regista in cui abbandona le fattezze del suo classico personaggio esuberante e linguisticamente marcato per lasciare spazio ad un uomo in crisi, incastrato in un’esistenza spenta. Pacato nei toni e standard nello svolgimento, il film certo non manca di momenti ilari, ma sembra rimanere bloccato tra il voler essere brillante, spiritoso e il volersi inserire in un genere più intimista e poetico, di assai ardua attuazione. Carino.