Mostrare le proprie fragilità non è mai cosa semplice, soprattutto se lo si fa di fronte ad una telecamera fissa, incollata al volto, collocata come se fosse lì per accerchiarti. A maggior ragione se si è un personaggio pubblico, questo diviene ancora più complesso. Difficoltà che Emma Marrone ha trasformato in sfida ideando, a tutti i costi, il docufilm autobiografico Sbagliata Ascendente Leone, diretto da duo registico Bendo e disponibile su Amazon Prime Video.

Contraddistinta fin dagli esordi da tenacia e da una personalità impavida, Emmanuela, in arte Emma, ha scelto di raccontarsi completamente, utilizzando a proprio vantaggio la schiettezza e il suo lato profondo e sincero. Tutto per dar voce all’interiorità più nascosta e spesso oscurata da quel temperamento battagliero che l’ha resa riconoscibile, ma che l’ha spesso sabotata, contribuendo ad accreditarle una presunta scontrosaggine camuffata da genuinità.

Gli haters, si sa, si sentono in diritto di dare giudizi senza sapere, inventare falsità e cattiverie, per superficiale antipatia o per non chiare sensazioni “a pelle”. Ed è a loro che Emma si rivolge, mostrandosi limpidamente, priva di orpelli, affinché sia il suo fluire di parole ed immagini a dimostrare chi è e chi è sempre stata. Un resoconto in cui affiorano diverse sfaccettature di Emma. Dal vincere Amici al festeggiare il decennale di carriera, la cantante salentina ripercorre a viso aperto il suo percorso artistico e professionale costellato da grandi soddisfazioni, ma anche momenti di puro sconforto in un mestiere difficoltoso dove è facile, anzi troppo facile, essere travolti se non dotati di coraggio e punti di riferimento.

In particolare, Sbagliata Ascendente Leone si sofferma sugli ultimi due anni di vita che l’hanno portata ad avere importanti esperienze cinematografiche, televisive ed ovviamente musicali. Lo scrivere il nuovo album dopo un prolungato silenzio, partecipare a Sanremo, suonare per il più grande concerto contro la violenza di genere a Imola o il condividere il palco con gli idoli di sempre (la “mamma rock” Loredana Bertè o colui che l’ha “letta dentro” scrivendole una canzone, Vasco Rossi).

E ancora i rapporti umani intrecciati e teneramente accuditi nel lavoro, nel privato e nella famiglia, tra cene in terrazzo, spensierati giri in barca e il fumarsi una sigaretta con il nonno sul porticato di casa. Sequenze autentiche ed intime che toccano il loro apice nelle parentesi dove Emma racconta la malattia, ripresentatasi ben tre volte alla sua porta e lasciandola senza ovaie. Una confessione difficile da fare che però riesce a compiere con il suo stile combattivo, riuscendo a lanciare l’ importante messaggio di speranza e forza: “accettare non significa non reagire”.

Non mancano ovviamente attimi di pura commozione, specialmente, nelle scene in cui sceglie di tagliarsi i capelli per devolverli ad un’associazione che si occupa di realizzare parrucche per donne meno fortunate e come lei in passato vittime delle dolorose conseguenze delle cure. Come l’omonimo singolo realizzato in concomitanza del film, il titolo Sbagliata, ascendente leone è in definitiva la chiave per comprendere il documentario ed Emma stessa, perché tramite questo aggettivo è riuscita a rovesciare il significato spregiativo di “sbagliato”, stampatole addosso, traducendolo e cercando di veicolarlo come positivo. Tutti siamo sbagliati perché non esiste il giusto assoluto.