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Ogni giorno è un nuovo giorno. Sicuramente questo è ancor più valido per Bruno (Sandi Pavlin): ogni giorno incontra Duša (Silva Čušin), ogni volta se ne innamora e ogni sera se ne dimentica. Affetto da Alzheimer i suoi ricordi sfuggono e scorrono via velocemente come l’acqua. Presentato in concorso al Med Film Festival e già passato al Festival Black Nights di Tallin, Sanremo, scritto e diretto da Miroslav Mandić (sloveno di origine bosniaca), è una coproduzione italo-slovena che racconta una storia d’amore tra due persone che non hanno più l’età.
“Non ho l’età per amarti”, cantava Gigliola Cinquetti a Sanremo nel 1964, canzone con la quale vinse il famoso festival canoro. Ecco Bruno e Duša non la hanno, non perché troppo giovani, ma per il motivo opposto. Eppure giocano a palla come due ragazzini, si lanciano sguardi romantici a colazione e amano confidarsi l’un l’altro se non fosse che vivono in una casa di riposo e che la demenza senile avanza sempre di più potrebbero sembrare due giovani innamorati con tutta la vita davanti.
Sobrio e malinconico, romantico e tenero, questo film riesce a rendere bene quel che succede nella mente di un uomo malato di Alzheimer, grazie anche alla fotografia di Peter Zeitlinger (collaboratore abituale di Werner Herzog) che restituisce attraverso i paesaggi, e soprattutto la nebbia e la neve, lo stato d’animo del protagonista. Una malattia, spesso trattata al cinema (tra i tanti titoli, uno su tutti: Still Alice con Julienne Moore, il primo film che ha portato l’Alzheimer sul grande schermo). Un argomento e una condizione che in questo film è trattato con grande delicatezza.