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Una scena del film
L'unione tra horror e 3D è vecchia - uno dei primi titoli è La maschera di cera del 1953 - e sulla carta azzeccata. Se il genere tende al più invasivo dei legami con lo spettatore (fino a minacciarne l'incolumità), ecco un valido supporto tecnologico. A patto che si costruiscano sequenze funzionali, e non si trascuri l'altro grande motore della paura: la costruzione della tensione. Da questo punto di vista San Valentino di sangue in 3D - remake di uno slasher-movie dell'81 - è doppiamente modesto. La vicenda di un minatore psicopatico che getta nel panico la tranquilla cittadina di "Harmony" - macellando vecchi zoticoni, camionisti sfigati e procaci donzelle - non aggiunge nulla al fortunato filone degli anni '80, ereditandone clichè e debolezze. Le scene truculenti - costate al film il massimo divieto negli States - non disturbano come vorrebbero, disinnescate dal gore seriale e plastificato di questi anni. E pure il formato in 3D - a parte qualche picconata rivolta allo spettatore - non riceve dovuta attenzione. Ma il film può vantare almeno una scena cult e un'attrice da non dimenticare: Betsy Rue, protagonista di una delle sequenze di nudo più gratuite e lunghe della storia del cinema horror.