San Damiano, prega per te. Per Sant’Agostino chi canta, prega due volte, ed ecco Damiano improvvisare, e meno, su base hip-hop, con un imperativo morale e categorico sbattuto in faccia a chi lo vorrebbe più commerciale: “Non sono un commercialista”. San Damiano è senza san, profano come un clochard può essere, sacro come clochard lui non vuole essere: anziché buttarsi per terra a Termini, s’è issato sulle limitrofe Mura Aureliane, e ha fatto di torre casa. Bello, eh, un barbone che (ci) guarda dall’alto?

Sceso per le impalcature, agogna di diventare uno chansonnier, e prova a restare un uomo, dovendo ma non sapendo “scegliere se essere un dio o un diavolo”. Da buon polacco trentacinquenne che ha imparato l’italiano in Calabria, se n’è venuto con cinquanta euro in tasca a Roma, col carcere, la strada e l’ospedale psichiatrico per coniugazione e il desidero per declinazione.

Lo seguiamo, indomito e vulnerabile, impetuoso e sfranto com’è, in un viaggio al termine di Termini, con il bere e il menare, lo scopare e l’esultare, il delirare e l’amare – sì, amare - tutto en plein air: Damiano, all’anagrafe Damian Eugeniusz Bielicki, sopravvive, ma Damiano vive, grezzo come il suo flow, umano – umanista? – senza tecnica, corpo underground e sopraelevato insieme, mai, giammai terra terra.

San Damiano è il doc che gli hanno cucito, meglio, stracciato addosso Gregorio Sassoli e Alejandro Cifuentes, frequentando e/o filmando il popolo più stanziale di Termini per due anni: battezzato quale Special Screening alla XIX Festa del Cinema di Roma, speriamo di ritrovarlo presto in sala.

Senzatetto ma turrito, Damiano ci prende e ci si porta via , interrogando la nostra visione fin nel profondo, laddove è morale: c’è qualche, ovvia se non ineluttabile, problematica di exploitation (più che il degrado, le botte in camera), ma è un documentario con un senso e persino un sentimento, giacché affranca dalla marginalità in termini cinematografici, restituendo a Damiano, "artista e non commercialista", il primo piano.

La profilassi può attendere, sovviene – la lettera più che altro - Sans toi ni loi della Varda, e ancor più il seminale, inarrivabile Mesto na zamle – Un posto sulla terra di Artur Aristakisyan: è da vedere, San Damiano.