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Rosalie
“Promettete di vivere con lui nella verità? Ditemi, lo prometto”, recita il giuramento nuziale a cui la graziosa ed eterea Rosalie deve prontamente rispondere. Tuttavia in quel preciso momento della formula sacrale un prolungato silenzio aleggia nell’aria destando sguardi perplessi del promesso sposo, Abel. La risposta affermativa non tarderà troppo ad arrivare, rasserenando la cerimonia, lasciando però una scia di legittimi quesiti. A cosa è dovuta questa incertezza, come mai la prospettiva di essere completamente sinceri per tutta la vita provoca tale indecisione nella giovane? Perché Rosalie maschera il vero, cela un segreto innegabilmente distintivo.
Fin dalla nascita soffre di irsutismo, ovvero la crescita esponenziale di peli sulla quasi totalità del corpo e del volto. Costretta da sempre a nascondersi per quello che è, quando verrà data in moglie ad un uomo più adulto, interessato molto più alla dote per risanare gli ingenti debiti, si convincerà a rivelare la propria condizione pensando di aver ottenuto finalmente il diritto di essere desiderata. Nonostante il rigetto di Abel sia assoluto ed immediato, non riuscirà a scalfire l’audace volontà della donna di liberarsi in tutta la sua seducente femminilità. Sarà l’atteggiamento sicuro a sconfessare le altrui rimostranze riuscendo progressivamente a farsi amare come lei ha imparato ad amare sé stessa. Sfidando a viso aperto le convinzioni dei benpensanti, scardinerà ogni illogica moralità sull'aspetto esteriore, per quanto figlia del tempo, e cercherà di legittimarsi senza quei compromessi con i quali ha dovuto coesistere perennemente.
L’eroina della pellicola di Stéphanie Di Giusto, con innata costanza, ha camuffato il proprio aspetto rendendolo canonicamente accettabile: essere bionda, lineamenti gentili e l’indossare abiti morigerati le hanno permesso di rispettare in pieno le norme estetiche della Bretagna del 1870, scongiurando le pubbliche derisioni. Allontanato anche il forzato destino da fenomeno “da baraccone” per donne come lei, ribalterà il modo con cui la società la considera, sfoggiando con fierezza una peculiare fattezza estetica.
Presentato nella sezione Un Certain Regard 2023, Rosalie è una storia di affrancamento che la regista ha voluto raccontare con sguardo inedito. Il soggetto della “donna barbuta”, si sa, non è nuovo alla cinematografia e in tal senso l’immagine dell’irsuta Annie Girardot ne La donna scimmia resta la più indelebile, ma se l'approccio di Ferreri è grottesco e tragico quello della cineasta è inconsueto e atto a sostenere l’accoglimento della diversità. Lo status atipico non è mai alibi o avvilimento, è spinta vitale e risolutoria per una concreta emancipazione. L'impulso drammaturgico diviene opportunità di riflessione sulla pluralità di reazione al diverso, raffrontando chi rimane inibito nei convincimenti e chi impara a guardare oltre il visibile. Un melodramma femminile d’epoca caratterizzato dall'uso suggestivo del contesto, della natura e dei colori temperati che amplificano la raffinata lucentezza di Nadia Tereszkiewicz, sempre magnetica.