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E' un Romeo & Juliet che non ammette cinismo quello di Carlo Carlei. Per carità, nessuno vuol trasformare la liason più celebre nel nostro mondo occidentale in qualcosa di diverso da una grande storia d'amore. Eppure il cinema dimostra come si possano sempre intraprendere vie nuove - vedi la geniale versione "gangsta" realizzata da Baz Luhrmann 17 anni fa - senza peccare per forza di lesa maestà.
Invece il Romeo & Juliet di Carlei (più noto come regista del televisivo Padre Pio che per i lavori su grande schermo) sceglie di non essere: né filologico (diverse le libertà che si prende lo script di Julian Fellowes) né sorprendente. E' una versione ad uso e consumo delle nuove generazioni, una sorta di fantasy in costume, con il sospetto che, se si fosse potuto, avrebbero persino messo i canini da vampiro ai due giovani protagonisti. Douglas Booth (Romeo) ed Hailee Steinfeld sono belli come il sole e illuminati come in uno spot Dior. Ripetono veloci le loro battute, senza aggiungere intensità. A rubare la scena sono i veterani come Damian Lewis (nel ruolo di un iracondo Lord Capuleti) e Paul Giamatti (in quello di frate Lorenzo), due che dimostrano di amare Shakespeare più di ogni altro lì in mezzo. Completamente sacrificati dalla sceneggiatura i signori Montecchi, con Laura Morante (la signora Montecchi) che si becca appena due pose.
Le scene clou - il balcone, il duello, l'avvelenamento, la pugnalata - ci sono tutte e godono di smisurata enfasi. Le dimore dei rispettivi clan non sono mai state tanto sfarzose, i costumi più luccicanti (realizzato da Carlo Piggioli con la supervisione di Milena Canonero). Il piano e gli archi di Abel Korzeniowski si danno un gran da fare per tutto il film, ricamando armoniosi fraseggi a ogni battito di ciglia, delicate melodie sui primi piani, esplosioni a cascata nelle scene madri. Molto rumore per nulla verrebbe da dire, se il frastuono non aggiungesse un'ulteriore nota kitsch a questo gigantesco effetto flou che è diventata la tragedia del bardo.
Romeo & Juliet di Carlei sacrifica il cuore sull'altare del mostruoso romanticismo di oggi. Con i tempi che corrono è già tanto se non ne faranno una saga.