PHOTO
Rocketman
“I'm still standing after all this time
Picking up the pieces of my life without you on my mind”…
C’è stato un Elton John prima e dopo l’alcool. C’è stato un Elton John (Reginald Kenneth Dwight all’anagrafe) prima di Elton John.
Dopo lo straordinario e forse inaspettato successo di Bohemian Rhapsody, Dexter Fletcher questa volta si appropria sin dall’inizio (lì arrivò in corso d’opera dopo l’allontanamento di Bryan Singer) del progetto biopic sull’iconica rock-pop-star britannica.
Impossibile raccontarne vita morte (che per fortuna ancora non c’è stata) e miracoli, il film si concentra sulla prima fase della carriera, quella dell’exploit fulmineo dopo un’esibizione al mitologico Troubadour di Los Angeles nell’agosto del 1970, degli eccessi (“sono un alcolista, un cocainomane, un sex addicted, uno shopping addicted”…), delle difficoltà di accettarsi realmente per quello che era.
E naturalmente l’origine di tutti i mali è da ricercare nell’infanzia di Reggie – un padre assente e anaffettivo, una madre presente ma svagata – infanzia che però già lasciava presagire lo sconfinato talento musicale di un bambino che, a orecchio, riusciva a suonare il pianoforte con incredibile maestria.
Partendo dall’ingresso nel rehab (avvenuto ad inizio anni ’90), Rocketman opera questo percorso a ritroso per andare a ritrovare le radici dell’uomo Elton John e l’esplosione di un musicista cantante showman unico nel suo genere.
Lo fa accarezzando i lidi del musical puro, supportato dalla performance straordinaria di Taron Egerton (che già aveva interpretato Elton John dando voce al gorilla del bellissimo Sing, cantando proprio I’m still standing), trascinante nel suo continuo trasformismo – sempre caro all’eccentrico Elton – e nelle sue esibizioni canore.
Taron Egerton è Elton John in RocketmanAnche per questo, ma non solo per questo, Rocketman è prodotto di gran lunga più riuscito rispetto al recente, analogo film sui Queen.
Certo, come spesso accade in queste operazioni (stavolta completamente avallata e sostenuta dallo stesso Elton John, che ha anche accompagnato il cast del film sulla Croisette) il pericolo agiografia è dietro l’angolo (e puntuali arrivano i cartelli conclusivi con il cantante in cui si ricorda che è sobrio da 28 anni, abbracciato al marito e ai figli, abbracciato ai bimbi che aiuta con le celebri azioni benefiche), ma resta viva la bontà dell’impianto complessivo, capace di coniugare con disinvoltura gli aspetti lisergici e colorati di un intrattenimento reale.
Fino al celebre videoclip di I’m still standing, con l’attore che si ritrova digitalmente sulla sabbia di Cannes insieme ai ballerini originali: “Yeah! Yeah! Yeah!”…