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Rocco Siffredi, chi è costui? Se il pene gli ha dato il pane, del restante Rocco Tano, in arte Siffredi, che sappiamo? Provano a raccontarlo i francesi Thierry Demaizière e Alban Teurlai, con il documentario Rocco, Evento Speciale alle XIII Giornate degli Autori di Venezia.
“Oggi Rocco ci racconta tutto, a rischio di infrangere il mito, la sua vera storia, i suoi esordi, la carriera e la famiglia”, promette il film, ed è quasi tutto vero, eccetto una bugia grande come… una casa: “a rischio di infrangere il mito”. No, il mito di Siffredi non si infrange, nemmeno si scheggia né incrina, anzi, le lacrime, le difficoltà familiari, la gestione problematica e sofferente del “diavolo” là in mezzo, ovvero il backstage privato del pornoattore, non fanno che accrescerne lo spessore mitico, epico, perfino tragico, umanizzando la macchina del sesso che è. Certo, Rocco ci marcia, e la sensazione altalenante è che non faccia l’attore solo durante l’amplesso, ma anche qui: la fellatio “estorta” a un’amica 80enne della madre fresca defunta pare abbastanza inverosimile, anche per lui.
Sorvoliamo, il doc non è niente male, apre sul suo dono, e maledizione, sotto la doccia, per poi percorrere il rapporto idiosincratico di Rocco con la madre, quello con la moglie e i due figli, con la fama e il suo particolare lavoro, dove è - comicamente - supportato da quel cugino Sancho Panza, Gabriele, che ne filma, spesso malamente, le imprese. Ovvio, ci sono i colleghi e le colleghe di porno, spesso giovanissime con cui Rocco si mostra tenero e protettivo nel backstage e, secondo copione, dominante e macho in scena. C’est la vie, almeno, la sua.
Campo per campo, c’è qualche analogia con l’operazione fatta da Douglas Gordon e Philippe Parreno 10 anni orsono con Zidane, un portrait du 21e siècle: in qualche frangente, quando Rocco è ripreso all’opera è effettivamente così, osserviamo pori, smorfie, colpi e sudore del Nostro, come fu per Zinedine in partita.
In effetti, più che sentirne la storia fuori dal set, ci piace vederlo lavorare ripreso di sguincio, nella pause, nei close-up, nella cruda, quotidiana ordinarietà di una professione “straordinaria”.
Tra gli ospiti del film, menzione speciale a Kelly Stafford, l’equivalente femminile di Rocco: senza limiti, anima e corpo. A proposito, perché qualcuno, magari gli stessi Thierry Demaizière e Alban Teurlai, non fanno un Kelly? A empatia e simpatia, e non solo, non la batte nessuno: nemmeno Rocco?