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Rio 2
“Home Tweet Home”: questa scritta su un quadretto in cucina la dice lunga sulle abitudini del pappagallino Blu, della compagna Gioiel e della prole. In Rio 2 – Missione Amazzonia, infatti, il simpatico protagonista ha messo su famiglia, integrandosi alla perfezione con le abitudini “umane” dei suoi padroncini. “Non siamo persone, siamo uccelli”, lo sgrida la moglie quando fa colazione a tavola con le frittelle mentre cambia canale alla tv con il telecomando.
E se invece non fossero loro gli ultimi esemplari della specie, come ci ha raccontato il primo film della saga? Ecco, allora, le premesse da cui parte il sequel diretto da Carlos Saldanha (artefice del successo de L'era glaciale).
La vita casalinga di Blu, infatti, viene scandita da una routine rassicurante, in un'oasi protetta a Rio de Janeiro ma qualcosa sta per cambiare ed è decisamente un bene, soprattutto per lo spettatore. L'incursione nella selvaggia Amazzonia, dove potrebbero essere sopravvissuti altri macao blu, è sconcertante ed elettrizzante.
L'esplosione di luci e colori già presente nel primo film viene amplificata in quest'avventura all'insegna dell'imprevedibile. L'elemento musical si arricchisce con le sonorità della natura regalando una boccata d'aria fresca capace di far ballare al cinema i più piccoli coinvolgendo anche gli adulti (inutile tentare di non muovere il piede a tempo). I nuovi personaggi conquistano da subito, coinvolti in coreografie spettacolari e scenari incontaminati, in particolare Roberto (in originale ha la voce di Bruno Mars), l'esemplare più ammirato dell'intera giungla per le capacità innate di sopravvivenza. È in effetti la nemesi di Blu, poco incline ad adattarsi alla quotidianità spartana della giungla: rappresenta, in effetti, il passato di Gioiel e il compagno che in fondo il padre di lei vorrebbe vederle accanto.
La pellicola punta su due messaggi, la salvaguardia della natura e il senso di famiglia, senza calcare la mano sulla retorica. Alterna situazioni grottesche a momenti intimi con grande maestria, in un crescendo di emozioni che trova nel finale la naturale evoluzione. Per una volta i cattivi non sono poi tanto diabolici, ma lo spettatore se ne accorge appena.