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Riddick
Lo avevamo lasciato sul trono di Lord Marshal, nuovo capo di un esercito di Negromonger. Lo ritroviamo solo, creduto morto, su un pianeta desolato, tradito dal suo stesso popolo. Richard B. Riddick è ancora vivo, ma per sopravvivere, questa volta, dovrà dapprima vedersela dalla minaccia di famelici predatori alieni, poi dall'arrivo di un gruppo di mercenari (umani), disposti a tutto per imprigionare (e uccidere) il criminale spaziale più temibile ancora in circolazione...
Nove anni dopo The Chronicles of Riddick e ormai tredici anni dopo il capostipite Pitch Black, David Twohy torna a raccontarci delle gesta di Riddick: il terzo capitolo della saga sul celebre "furiano", pur regalando ottimi momenti di spettacolarità e senza mai evitare di sottolineare l'ormai tipica (e irresistibile) coattaggine di Vin Diesel, sembra però aver perso il passo dei due episodi precedenti. Non che l'ironia mancasse, ma stavolta finisce quasi per surclassare quell'aura di disperazione che ammantava atmosfere e sviluppi della vicenda: il nichilismo che caratterizza la figura di Riddick - comunque ancora capace di sorprendere quando chiamato a mantenere una promessa ("Se mi sleghi ti uccido in cinque secondi...") - finisce allora per farsi macchietta alla stessa stregua della superficialità con cui il mercenario interpretato da Jordi Mollà affronta la "missione" per catturare il protagonista, accecato dalla cospicua taglia che pende sulla sua testa.
Ad equilibrare i due estremi ci prova Johns (Matthew Nable), anche lui deciso a bloccare Riddick ma per scoprire la verità su un avvenimento che riguarda il suo passato.
Il finale è ancora una volta aperto, il franchise non muore ma per alimentarne la sopravvivenza bisognerà ripensare a qualcosa: quel che è certo (crediamo) è che si ripartirà da Furya, il pianeta natale dell'eroe. Chi vivrà, vedrà.