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Ricatto d'amore
La critica americana, particolarmente propensa alle metafore culinarie, l'ha definito "scontato e piacevole come un happy meal" (Washington Post). L'accostamento tra l'elegante Sandra Bullock e l'unto e consunto cheeseburger, così come il confronto tra gli immateriali piaceri del cinema con l'ingordo appagamento da fast-food, può inorridire. Certo è che Ricatto d'amore non fa della novità il suo principale punto di forza. Al contrario l'abile rimpasto di vecchi stereotipi e comprovati cliché assicura a questa commedia romantica solida tenuta e alto gradimento, a cui la brillante prova dell'attrice protagonista – che si avvia ai cinquanta con inaspettata ironia - fornisce ulteriore appeal. La Bullock è Margaret, spietata gargoyle di una casa editrice, mastino dei capi e incubo di ogni sottoposto. Facile il paragone con la Meryl Diavolo veste Prada Streep, ma Sandra è, come scopriremo, più vulnerabile. A tempo debito se ne accorgerà anche Andrew (Ryan Reynolds), il prode assistente, costretto a farsi in quattro per soddisfare ogni richiesta del suo capoccia in gonnella e persino a sposarla se deve evitarne l'espulsione dal suolo americano (Margaret è canadese). A patto ovviamente che la donna favorisca le ambizioni di carriera dell'intraprendente ragazzo...Anne Fletcher, ex coreografa prestata al cinema (anche qui non mancano i siparietti musicali, come l'esilarante balletto della nonna ottuagenaria di Andrew, la bravissima Betty White) gira il suo film migliore, abbracciando senza remore una tradizione che va da Shakespeare (La bisbetica domata) alla screwball comedy dei '40. Unica ambizione: divertire. E Ricatto d'amore per almeno un'ora ci riesce, grazie all'effervescenza dei dialoghi, l'ottima prova del cast (perfetta la chimica tra la Bullock e Reynolds, della White si è già detto, il caratterista Oscar Nuñez è uno spasso e Denis O'Hare un adorabile cattivo) e l'usato sicuro delle gag che conferma quanto sia semplice e preciso il meccanismo della risata. Se ben oleato, non arrugginisce mai.