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Leonardo Di Caprio in Revenant - Redivivo
“Questa è la storia vera di Hugh Glass. Di come è stato abbandonato da compagni che credeva amici e invece erano traditori. Di come è sfuggito alla morte quando tutti lo pensavano spacciato. Di come è sopravvissuto a un'odissea di tremila miglia nell'immensità ostile della Frontiera americana. Questa è una storia di salvezza e avventura, di ferocia e redenzione. Questa è la storia di una vendetta”.
Revenant - RedivivoQuesto è Revenant di Michael Burke (edito da Einaudi), libro da cui il regista premio Oscar Alejandro G. Iñárritu è partito per realizzare il suo nuovo film. Coadiuvato ancora una volta (dopo Birdman) dallo straordinario apporto di Emmanuel Lubezki, direttore della fotografia chiamato nuovamente a superare se stesso (oltre ai consueti movimenti di macchina, qui a lasciare senza fiato è l’utilizzo delle luci naturali), il regista messicano sembra volersi mettere sulle tracce del cinema che rese celebre Terrence Malick (prima dei suggestivi, seppur deliranti Tree of Life e To the Wonder): ambientato nella zona intorno al bacino del Missouri, negli anni 20 dell’800, il film è stato girato in diverse, inospitali location (dal Kananaskis Country canadese, con temperature di -30°, fino alla Tierra del Fuego argentina) e segue l’odissea del leggendario esploratore Hugh Glass (Di Caprio, al quale neanche auguriamo più di vincere un Oscar sperando che magari sia la volta buona…). Attaccato da un grizzly e moribondo, viene abbandonato dai compagni, in fin di vita e ferito oltre ogni limite, nel profondo, dall’uccisione del proprio amato figlio. Per il quale è pronto a sfidare la morte e mettersi sulle tracce del suo aguzzino (Tom Hardy, all’ennesima grande prova).
Tom Hardy in una scena del filmWestern d’altri tempi, survival e revenge movie s’intrecciano: Revenant fonde l’epica del cinema maestoso con l’estetica della violenza e della sofferenza, non ci risparmia nulla (l’attacco dell’orso è spaventoso, per non parlare dello sbudellamento di un cavallo morto, da utilizzare come involucro per trascorrere la notte durante una tormenta di neve…) e in più di un’occasione antepone la forza della natura alla debolezza dell’uomo, senza però abbandonarlo mai.
Vincitore di 3 Golden Globe (miglior film, regia e attore protagonista) e candidato a 12 Premi Oscar. Meritevolmente.