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Returning Home
Norvegia, giorni nostri. Oscar e Fredrik sono due giovani fratelli che abitano con la madre ammalata in una casa immersa nella natura selvaggia. La famiglia attende il ritorno del padre, Einar, militare partito in missione per l’Afghanistan da più di un anno. Al suo rientro, tuttavia, il genitore sembra cambiato al punto da non riuscire più ad abituarsi alla vita familiare. Quando, un giorno, Einar scompare durante una battuta di caccia, i due figli decidono di partire per la montagna alla sua ricerca, ma la verità che li attende porrà fine per sempre al tempo dei giochi e dell’infanzia.
L’opera prima del regista norvegese Henrik Martin Dahlsbakken è un racconto di formazione essenziale e senza fronzoli, tipicamente scandinavo per la cupa concezione della vita e per l’onnipresente natura glaciale entro i cui sterminati confini i piccoli drammi umani sembrano perdere ogni senso. Ben recitato, rigoroso nella scelta delle inquadrature e accompagnato da una suggestiva colonna sonora, il film possiede una compattezza drammaturgica forse ancora rozza ma a suo modo efficace. Bellissimi, in conclusione, i paesaggi nordici, giustamente valorizzati da una fotografia impeccabile. Ad Alice nella Città, in concorso.