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Patrick Carroll in
una scena del film
Cinque militari nel 2006, in un posto vicino alla città di Mamhudiya, a Samarra, hanno stuprato una quindicenne prima di ammazzarla e dare alla fiamme il resto della famiglia. Altro che Michael Moore, Redacted è una bomba, nel senso duplice del termine: esplosivo e pericoloso. Brian De Palma, autore di Scarface, Gli intoccabili, Vestito per uccidere, utilizza un finto documentario per raccontare le nefandezze di uno sparuto gruppo di soldati di stanza in Iraq. Costruito come un reportage, realizzato da una tv francese e inframmezzato dalle riprese di un soldatino aspirante cineasta, mescola finzione e realtà, attingendo da filmati presi dal web. La distanza, il mezzo nel mezzo, non filtra l'orrore, tutt'altro. Gli iracheni sono vittime sacrificali mentre i militari mandati al fronte il peggio del peggio della società americana. E' vero, non sono tutti uguali, qualcuno cerca di ribellarsi, ma più che il senso di impotenza e l'inutilità della guerra prevalgono ignoranza, vacuità e razzismo. Dai posti di blocco alle morti "accidentali" il leit motiv è sempre lo stesso: iracheni uguale "negri del deserto", analfabeti e stupidi. Il risultato fa rabbrividire, la denuncia è più efficace perché arriva da un regista americano (che già nell'89 aveva parlato delle vittime di guerra in Vietnam). La domanda è un'altra: a che pro? Chi ancora oggi può permettersi il lusso di pensare che la cosiddetta missione americana nel Golfo non sia stata una delle più grandi piaghe degli ultimi decenni?