Un padre che muore. Due fratellastri, Raymond (Ewan McGregor) e Ray (Ethan Hawke), che si ritrovano dopo qualche tempo per andare al suo funerale.

Scritto e diretto da Rodrigo García e prodotto, tra gli altri, da Alfonso Cuarón, Raymond & Ray è ospitato in concorso Progressive Cinema alla Festa di Roma e dal 21 ottobre sarà disponibile su Apple Tv+.

Partendo con le consuete dinamiche del buddy movie, il film sfrutta al meglio il talento dei suoi due protagonisti per costruire ad altezza spettatore il trascorso di questi due fratelli diversi, dissimili in tutto ma uniti dal sangue paterno.

Ed è un sangue che per entrambi ha voluto dire veleni prima che nettare: Raymond ha due divorzi alle spalle e un terzo matrimonio appena fallito, Ray (che in realtà si chiama Raymond pure lui, ma è inutile star qui a spiegare troppo) è un talentuoso trombettista che da anni però ha preferito togliersi dalle scene, un passato da tossicodipendente, una moglie morta anni prima e un presente di relazioni occasionali figlie di un indiscutibile fascino che non lascia le donne indifferenti.

Tutti aspetti, come detto, che il film di García riesce a far emergere viaggio facendo, incastrandoli nel racconto di un paio di giorni, che sono di fatto quelli entro cui si muove la vicenda.

Ancorati al ricordo di un’infanzia e una giovinezza regolata da una gestione paterna esecrabile, Raymond e Ray decidono comunque di rispettare le ultime volontà di quell’uomo (compreso il fatto di dover scavare loro la fossa… elemento che probabilmente riporta García nei territori di Six Feet Under, per la quale girò una manciata di episodi), ma si avvicinano a quel momento con atteggiamento dissimile.

Sostenuto da un basso continuo umoristico capace di smussare la rabbia e il dolore intrinseco di due personaggi molto sfaccettati, il film diverte e offre anche momenti di riflessione, legati soprattutto alla differente visione che hanno di quell’uomo le persone che Raymond e Ray incontrano per le esequie, dall’avvocato alla sua nuova compagna (Maribel Verdù), fino all’infermiera (Sophie Okonedo) che si è occupata di lui.

Un padre terribile può dunque aver trovato in una seconda, terza, quarta vita la possibilità di riscatto? E i suoi figli (ma in queste molte altre vite possibile non ce ne siano stati degli altri?...) potranno mai seppellire l’ascia di guerra oltre a quel corpo morto? 

Senza strafare, d’altronde la filmografia di García è lì a testimoniare il mestiere di un regista che non ha mai stupito particolarmente, Raymond & Ray è intrattenimento di buona fattura, poggiato su un ottimo script e un’interpretazione di massimo livello.