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Rara
Sara, 13 anni, vive con la madre Paula, con la sorella più piccola Catalina e con Lia, la nuova compagna della mamma. Una vita sostanzialmente tranquilla e una quotidianità spensierata cominciano ad incrinarsi con l'arrivo dei primi problemi con i ragazzi di scuola...
Il tema della 'genitorialità' diversa e della famiglia dove il padre è assente, è certamente tra i più sensibili e scabrosi della cinematografia contemporanea.
Non sono pochi i film che mettono in campo in modo diretto e frontale questo argomento, a metà, va detto, tra provocazione e una presupposta ‘normalità’. Anche qui si comincia in un clima quasi idilliaco e con le migliori gentilezze, almeno fino a quando non si fa strada la presenza del padre che esige l'affidamento delle figlie.
Fratture dialettiche, incomprensioni, liti caratterizzano inevitabilmente la vita del rapporto padre/madre/figlie, inficiano la serenità della più grandicella delle due. Il racconto ha il pregio di guardare l'azione con gli occhi di Sara, di osservare nelle sue reazioni il termometro della variazioni umorali che segnano i suoi atteggiamenti. Si tratta, a dire il vero, della costruzione di un clima che, lungi dal cedere a facili scenate, preferisce la strada della ragionamento interiore, dello scambio di opinioni pacato, di una soluzione che non procura traumi. Alla spalle c'è la storia vera della battaglia legale che un padre ha intrapreso per ottenere la custodia di sua figlia, cresciuta in un famiglia omosessuale.
Non c'è dubbio che il copione si muova sul filo del rasoio per arrivare a smuovere alcuni divieti che ancora gravano su molti contesti sociali in merito alle famiglia allargate. Però il racconto non azzarda soluzioni forzate e cerca solo di far vedere l'umanità di donne non volutamente desiderose di rovinare un nucleo familiare. Interpretato con spontaneità da un nucleo valido di attrici cilene, il film dice cose importanti nella speranza che non venga stravolto a livello ideologico.