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“Siamo in Internet!”. E cosa è mai questa stregoneria? Alla volta di ebay per comprare un volante nuovo per l’arcade di Sugar Rush così da evitare che il signor Litwak si sbarazzi del gioco, Ralph e Vanellope nel sequel di Ralph Spaccatutto si avventurano in quello che per loro è un mondo nuovo e sconosciuto, e che anche a noi spettatori (soprattutto adulti) pur conoscendolo bene sa riservare sorprese per il modo in cui luoghi immateriali e astratti sono concretizzati.
Per la prima volta l’universo in cui si muovono Ralph e Vanellope coincide con quello umano, sebbene virtuale: che conseguenze potranno avere le loro azioni sul mondo esterno? Ma soprattutto: che effetto avrà il mondo esterno su di loro?
Se infatti la complessa e meticolosa materializzazione di Internet e delle sue dinamiche dà forma al film, il suo cuore emotivo è costituito dall’evoluzione dell’amicizia tra i due protagonisti: Ralph dovrà imparare che la vera amicizia non è “appiccicosa” e che voler bene a una persona significa anche lasciarle lo spazio per rincorrere i propri sogni.
E i sogni di Vanellope a quanto pare dimorano dentro Slaughter Race, un gioco che scimmiotta GTA e dove Shank – una ragazza “tosta” per cui Vanellope nutre sin da subito grande ammirazione – e la sua gang la fanno da padroni. Eccitata dall’imprevedibilità del mondo aperto di Slaughter Race, Vanellope si chiarirà le idee riguardo al suo destino anche grazie alle iconiche principesse Disney, qui in vesti letteralmente nuove.
Autoironiche e curiose nei confronti della atipica principessa Vanellope che le inizia alle gioie della tuta, sono loro che incoraggiano la nostra protagonista a guardarsi dentro per comprendere i propri sogni. E come riflettono, come esprimono i loro desideri le principesse? Ma cantando, ovviamente!
Con la differenza che Vanellope si specchia non in un limpido ruscello ma in una pozzanghera di soda e ciò che canta come suo meraviglioso regno sono le strade sporche di Slaughter Race: ah, il brivido del rischio! I negozi “tutto a un dollaro”! L’odore di pneumatici bruciati!
L’effetto è fresco ed esilarante e le citazioni che saturano il film (oltre ai personaggi Disney e Pixar c’è un “cameo” di Miranda Sings, nella versione italiana Salvatore Aranzulla presta la voce a un pop-up, si strizza l’occhio a La La Land… e chi più ne ha più ne metta) sono spesso funzionali: è il caso delle principesse che contribuiranno alla risoluzione della storia dove stavolta è un omone a trovarsi nella parte della damsel in distress!
Il film è, oltre che tecnicamente encomiabile per il lavoro eseguito dal team guidato da Rich Moore e Phil Johnston, decisamente godibile sia per un pubblico adulto che per un pubblico di bambini. I genitori coglieranno senza dubbio più riferimenti e sorrideranno (anche amaramente) delle folli dinamiche del World Wide Web, ma anche ai più piccoli non farà male guardare Internet con un occhio “esterno”.
L’insistenza molesta dei pop-up, la cattiveria gratuita degli haters, il potere degli algoritmi e la frenesia dei like: il tutto è osservato con uno sguardo straniante, e nelle fattezze e nelle movenze robotiche degli avatar che rappresentano le azioni virtuali degli utenti umani ci sembra di scorgere una derisione nei confronti della meccanicità e plasmabilità dell’attività di molti utenti del web, che come banderuole seguono secondo pattern prevedibili la logica della rete con i suoi trend e le sue sponsorizzazioni; mentre Ralph, Vanellope e i personaggi che abitano Internet dall’interno, trovandosi in un mondo per loro non virtuale ma “reale” sono caratterizzati dalla libertà e dalla vitalità del corpo e di una realtà più autentica.