Dalla tradizione cinenatalizia a quella sanvalentiniana. Il cinema italiano cerca di autocollocarsi alla bell'e meglio e dopo il doppio "fenomeno" Notte prima degli esami tocca adesso a Questo piccolo grande amore (prodotto dallo stesso Giannandrea Pecorelli), trasposizione in celluloide di quello che fu (1972) il concept album di Claudio Baglioni, qui in veste di coautore (insieme a Ivan Cotroneo) e, ovviamente, curatore delle musiche.

La storia è quella di Andrea e Giulia (interpretati da Emanuele Bosi e Mary Petruolo), studente al primo anno di architettura ("perché da piccolo credevo che l'architetto fosse un uomo con un arco che scoccava frecce dai tetti per regalare nuovi colori alla città") e proveniente da Centocelle lui, maturanda al Liceo Classico e figlia della Roma bene lei: sullo sfondo la capitale dei primi anni '70, "colorata" dalle manifestazioni per "un mondo migliore" e meno caotica di quello che è andata poi diventando.

Dal primo bacio sul Tevere (contrappuntato naturalmente da "Con tutto l'amore che posso" e circondato da una coreografia stile salsa e merengue mandata al ralenti...) all'ultimo saluto prima dello struggente addio, in 110 lunghissimi minuti gli spettatori di tutte le età potranno (ri)vivere le passioni e i dolori dei loro primi amori e (ri)ascoltare le canzoni dell'album omonimo (i nuovi arrangiamenti dello stesso Baglioni fanno rimpiangere gli originali): la mossa è astuta, inutile negarlo, "colpire" trasversalmente giovanissimi (la storia d'amore tormentata, Tre metri sopra il cielo insegna, non li lascia mai indifferenti) e non (i nostalgici + i fan del cantautore romano) sarà semplicissimo.

Sconsigliato vivamente a chi segue diete con poco apporto di zuccheri: alcune situazioni - soprattutto quelle "oniriche" stile Across the Universe all'amatriciana - potrebbero essere letali.