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Foto di F. Cassaro
Ennesimo (siamo già a due in sala solo in questo momento, l’altro è Tutti a bordo di Miniero) remake di un film francese, ovvero di Ti presento i tuoi che era stato diretto e interpretato dal comico d’oltralpe Dany Boon, già autore e protagonista di Giù al Nord, poi diventato con successo qui da noi Benvenuti al Sud (e tornano i francesi, e tornano i remake, e torna Miniero) il nuovo film di Umberto Carteni poco si discosta da quella ‘commedia all’italiana’ che ha caratterizzato il nostro cinema per decenni.
Dunque la storia di Quasi orfano è questa: Valentino (Riccardo Scamarcio) e Costanza (Vittoria Puccini) sono marito e moglie vivono a Milano, nientemeno che nel Bosco Verticale, e hanno fondato insieme un famoso brand di design (tra i suoi prodotti più riusciti, una sedia che poggia su tre zampe per la quale c’è tutta una tecnica particolare per rimanere seduti in equilibrio, a dirla tutta non proprio comodissima).
Sebbene parli un perfetto meneghino, le origini di Valentino invero sono ben altre: il mare, le orecchiette, i trulli. In una parola: la Puglia. Tutti i problemi sorgeranno quando la sua colorita famiglia si presenterà a Milano per riallacciare i rapporti con lui.
La comicità, al solito (e ne siamo anche abbastanza saturi), è basata sull’eterno confronto Nord/Sud. Tanto da chiedersi se dalle Alpi in giù scarseggino le idee. Per fortuna i nostri attori risollevano un po’ le sorti di questo film adattato dallo stesso regista insieme a Herbert Simone Paragnani. In primis, Scamarcio, perfetto nel ruolo del milanese-pugliese (d’altronde lui è un pugliese doc), e la Puccini che gli fa da spalla. L’alchimia tra i due, già al terzo lavoro l’uno al fianco dell’altro dopo Colpo d’occhio di Rubini e Meraviglioso Boccaccio dei fratelli Taviani, è ancora più evidente e si solidifica in questa commedia romantica. Aiutano anche i personaggi secondari: Nunzia Schiano e Antonio Gerardi su tutti. Si vede comunque che Carteni per lungo tempo è stato un regista pubblicitario (Lavazza, Tim, Telecom, Ferrero, Alitalia e Sky), e la regia in parte ne risente, ma non è alle prime armi e ha alle spalle una carriera cinematografica riuscita (Diverso da chi?, la sua opera prima ha vinto il Globo d’oro nel 2009).
Benissimo, ma la domanda resta, (anzi) sorge spontanea: il nostro cinema è (quasi) orfano di idee? Rebus sic stantibus, la risposta è: sembrerebbe.