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Dopo aver ottenuto il premio per la miglior sceneggiatura Orizzonti a Venezia75 con il suo Jinpa, il regista tibetano Pema Tseden torna a concorrere in Orizzonti anche a Venezia76 con Qiqiu (Il palloncino).
Nella Cina degli anni '80 una famiglia di pastori tibetani si trova alle prese con le conseguenze apportate dalla legge sul controllo delle nascite. I coniugi Darje e Drolkar hanno già tre figli e utilizzano preservativi per evitare di pagare sanzioni che non potrebbero permettersi. Ma i due bambini più piccoli spesso li trovano e li usano come fossero dei palloncini, esponendo la famiglia alla vergogna di fronte a parenti e vicini, senza considerare come non sia sempre facile reperire contraccettivi nelle lande sperdute del Tibet.
D'altra parte, lo slogan imperante sui manifesti della cittadina più vicina è "controllo delle nascite per una vita migliore", meglio avere pochi figli ma ben educati: così la moglie decide di prenotare un'operazione di chiusura delle tube.
Proprio quando muore il nonno dei bambini e un lama predice che la sua reincarnazione avverrà all'interno della famiglia, la donna scopre però di essere rimasta incinta. Cosa fare, dunque? Rispettare la fede buddista oppure obbedire alla legge imposta dal governo?
Il regista Tseden, con una direzione ricercata e mai banale, ci pone di fronte a questo dubbio senza avere la pretesa di dare, anzi, acuendo la mancanza di risposte certe. A voler cercare un difetto in un'opera molto godibile, rimane parzialmente sospesa la narrazione del passato della monaca, sorella della protagonista, che appare e scompare dal film senza lasciare un'impronta rilevante. In questo caso, viene da chiedersi perché, ma Qiqiu resta una visione caldamente consigliata e in grado di conquistare con gli altri interrogativi che suscita, importanti moralmente e narrativamente.
La sua stessa sospensione si trova essere, quindi, a seconda del contesto e dell'uso che ne fa, un pregio (quando fonte di conflitto) o un difetto (quando sintomo di mancato approfondimento).