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Promises - Foto Gianni Fiorito
In Spencer di Pablo Larraín viene spiegato che non c’è differenza tra presente e passato, e per questo Lady Diana dialoga con Anna Bolena, si sente una prigioniera di ieri e di oggi, un fantasma che infesta i corridoi dei palazzi reali. Allo stesso modo in Petite Maman di Céline Sciamma, genitori e figli possono avere la stessa età, per raccontare come sarà il futuro. Il cinema contemporaneo ama giocare con lo scorrere del tempo. Però la scrittrice e regista Amanda Sthers ci mette una passione nuova.
In Promises porta sullo schermo il suo stesso romanzo, gira tra Londra e Roma, e come protagonista per un film recitato tutto in inglese, sceglie Pierfrancesco Favino. La struttura è quella di un flusso di coscienza, gli echi letterari arrivano da lontano, il ricordo si fa centrale. La malinconia e l’andare delle ore, degli anni, sono il vero nemico.
Sthers gioca con le regole del melodramma e dipinge il ritratto di una vita tormentata, dove l’infanzia si intreccia con la maturità, gli errori si accumulano. Il racconto non segue un andamento lineare, resta immerso nella mente del protagonista, che rievoca, cade, si rialza, in un percorso di solitudine. E a volte si domanda se nel mondo ci sia spazio per le seconde occasioni, o se tutto è già stato delineato, se solo attraverso la morte si possa davvero ricominciare da capo. Promises è il racconto di una costante, disperata ricerca della felicità, in un mondo duro e confuso. Sthers ci suggerisce che non ci si può sottrarre al flusso della vita, che ciò che sembra immutabile sta solo cercando un nuovo posto.
Commovente, a tratti disperato, Promises guarda anche a L’età dell’innocenza di Scorsese, soprattutto nell’ultima parte. I sentimenti scorrono in un universo dove lo spazio è relativo, ma i confini esistono, anche se si possono superare. Non una storia sulla speranza, ma sul saper cogliere le occasioni, sull’ascoltare i sentimenti, senza lasciarsi bloccare dalla paura. Perché nulla viene restituito, e solo al cinema si può giocare con il tempo.
Realtà contro finzione, la pioggia che investe l’amante sull’orlo del baratro, le sequenze rallentate... Ma è nei silenzi che Promises trasmette la sua forza, lanciando un monito a coloro che non osano e si bloccano nei momenti sbagliati, presi dai ritmi di una società che non perdona. Notevole la colonna sonora di Andrea Laszlo De Simone.