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Proie
Una riunione di famiglia può non essere piacevole. Se viene svolta durante una battuta di caccia può essere addirittura peggio. Intanto emergono inquietanti retroscena sulla fabbrica di fertilizzanti della famiglia mentre un branco di cinghiali impazziti (proprio a causa di quel segreto) semina il panico e la morte.
E' Proie ("preda" in francese) di Antoine Blossier, film che - presentato nel Fuori Concorso di Extra - si inserisce alla grande in quel filone horror che la Francia ha già dimostrato di saper maneggiare in passato: un genere che per i cugini transalpini sposa alla perfezione disagio sociale, politico e, in questo caso, ambientale.
Se ne La Horde - lo scorso anno ai Venice Days - il problema della relazione tra le banlieu e il centro della città veniva affrontato nella cornice di uno zombie-movie, Proie invece utilizza l'horror zoomorfo per mettere all'indice chi non si fa problemi a massacrare la nostra terra e la natura che ci accoglie e circonda, pur di mandare avanti la (regale) baracca. Un film realizzato con poco ma che molto spaventa, con il pregio di finire al momento giusto anche se in maniera un po' caotica (le prede finisco per essere troppo numerose).
In ogni caso, il grugnito del cinghiale è uno dei versi più spaventosi che si sia mai sentito al cinema.