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Prisoners
Godetevi il Giorno del Ringraziamento. Il taglio del tacchino, la compagnia degli amici, le parole rassicuranti, masticate tra il tintinnare di piatti e di bicchieri. Godetevelo, perché da quel momento in poi Prisoners non dà tregua. Il thanksgiving che i Dover e i Birch hanno deciso di trascorrere insieme ha un finale funesto. Le piccole Anna (Erin Gerasimovich) e Joy (Kyla-Drew Simmons) sono scomparse. Un attimo prima giocavano in cortile. Quello dopo svanite, inghiottite.
I genitori non si danno pace. Franklin e Nancy Birch (Terrence Howard e Viola Davis) si stringono attorno a lacrime e preghiere; Grace Dover (Maria Bello) si rifugia nel letto e nei tranquillanti; il marito, Keller (Hugh Jackman), reagisce da animale ferito. La sua furia travolge Alex (Paul Dano), un ragazzone afasico il cui camper è stato avvistato in prossimità delle bambine. Su di lui anche i sospetti del detective Loki (Jake Gyllenhaal), uno che deve averne viste tante: tic all'occhio non mente. Alex viene difeso a spada tratta dalla zia (Melissa Leo), prove certe a suo carico nessuna. La polizia non ha motivo di trattenerlo, mentre Keller ritiene di avere tutte le ragioni del mondo per sequestrarlo, torturalo, purché parli.
Esordio hollywoodiano esplosivo quello del franco-canadese Denis Villenueve (suo il bellissimo La donna che canta). Da maneggiare con cura, di mezzo ci sono i più piccoli. La cronaca è nei paraggi (l'orco di Cleveland), ma l'ottimo script di Aaron Guzikowski non ci specula. Prisoners alimenta il proprio fuoco prospettico metabolizzando psicodrammi, colpi di scena, sottotesti politici. Due ore e mezza che tengono inchiodati alla poltrona (grazie anche al prezioso lavoro dei montatori di Eastwood, Joel Cox e Gary D. Roach), mentre passano in rassegna sciagure familiari, segreti indicibili, squallore urbano.
L'America non è un paese per vecchi ma nemmeno per bambini, se sotto ogni casa c'è un possibile scantinato degli orrori, dietro un padre di famiglia un potenziale carnefice, accanto all'uomo di fede il giustiziere solitario. D'altra parte, non ci si domanda più se certe azioni siano giuste, ma fino a che punto possano ritenersi sbagliate.
Prisoners dissemina dubbi e ambiguità come i grande thriller d'autore. La memoria corre a Il silenzio degli innocenti, Seven, Mystic River. Rimangono dentro altre cose: l'intollerabile rabbia di Jackman e la sofferente rassegnazione di Gyllenhaal. L'insondabile natura degli uomini. L'anemico habeas corpus morale. La Pennsylvania fotografata da Deakins, putrida e opprimente. L'atmosfera spettrale, la pioggia battente, la notte metafisica.
Una sudicia cartolina da una città corrosa dal Male. A ricordo di una guerra persa, che qualcuno si ostina a combattere.