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La madre della risata sciocca è sempre incinta. Anche ridere al cinema deve avere il suo perché. Lo sapevano bene Germi, Risi e Monicelli, che con i loro film accendevano risate intelligenti. Ma sono ormai lontani anni luce, i tempi sono cambiati e, almeno per un certo cinema italiano, non in meglio. Allora la commedia era un’esasperazione dell’esistenza, con tutti i suoi difetti e le sue nevrosi. Ma ormai quella poesia si è persa e molto spesso non ci resta che piangere.
Il vero protagonista di Prima di lunedì è un uovo di Pasqua. Nulla di male, se non fosse che siamo nel mese di agosto e di cioccolato non se ne parla proprio. Ciò che conta è la sorpresa, un oggetto di grande valore che i due protagonisti non devono scoprire. Marco e Andrea hanno la sfortuna di incappare nel Vincenzo Salemme sbagliato. Questa volta, l’attore napoletano interpreta un esteta del crimine, impelagato in un affare da milioni di euro. I due malcapitati dovranno consegnare l’uovo a una pescheria di Torre Del Greco prima di lunedì, altrimenti sarà peggio per loro.
Massimo Cappelli è il regista delle convenzioni sociali trasformate in farsa. Nei suoi film, i matrimoni naufragano e le famiglie si perdono, per poi ritrovarsi con membri diversi in luoghi improbabili. Il divertimento elementare è servito, ma dietro alla risata ci vorrebbe un linguaggio meno convenzionale. Invece si galleggia ancora e sempre in superficie.
Prima di lunedì è una “presa in giro” facile facile, che, per toni e colori, ricorda le tipiche commedie del cinema spagnolo. Non va oltre qualche debole trovata e spesso si perde in battute puerili, alle quali nemmeno i personaggi sembrano credere. L’idea del road movie potrebbe funzionare, ma la sceneggiatura si arrotola su se tessa e i protagonisti non riescono mai a partire: si limitano a scollinare da Torino a Mondovì, e Torre Del Greco non si vede neanche all’orizzonte.
L’unica consolazione è nel carisma di Vincenzo Salemme, come sempre mattatore in una parte costruita su misura. Il suo essere “antieuropeista” aggiunge una nota di colore azzeccata, anche se può spaventare nel tempo della Brexit. In ogni caso la difesa dell’italianità è salva, e la platea si compiace delle marachelle di un villain neanche tanto cattivo. Prima di lunedì prosegue senza trovare una propria strada e Sergio Muniz, un lanciatore di coltelli da circo, è molti gradini al di sotto. A salvare almeno la faccia ci prova Sandra Milo, che con un pizzico di gerontofilia si diverte a colorare uno dei ruoli più strambi della sua carriera.
L’omaggio a Fellini, nella sequenza del circo, però si poteva evitare. E un tono meno “mediterraneo” avrebbe giovato non solo alla storia, ma anche al divertimento. Certe volte si ride per non piangere.