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Per sperimentare croci e delizie dell’eterno ritorno la provincia anonima del Pacific Northwest non è davvero il migliore dei mondi possibili.
Ingrata pure l’età della protagonista, membro popolare di un gruppo di fanciulle che fanno il buono e il cattivo tempo in un high school affondata nella bruma di Twilight.
Prima di domani svolge ancora e ancora l’ultimo giorno di vita di Samantha. Questo non è uno spoiler. La protagonista muore in un misterioso incidente dentro una notte profonda ma la mattina dopo si risveglia sempre nel suo letto. La giornata si ripete identica alla precedente: battute, incontri, passi falsi, crash. Per tutti e ovunque nella cittadina, tranne che nella percezione di Samantha, è il 13 febbraio. Il Cupido Day, giorno di rose, dichiarazioni ed epifanie.
Segue una serie incalcolabile di giorni di Cupido sempre uguali fuorché nelle variazioni impresse al proprio comportamento da un’adolescente progressivamente sbalordita, terrorizzata, opportunista, consapevole.
Indeciso tra La vita è meravigliosa, riconsiderare la propria esistenza in termini di imprescindibile valore, e Ricomincio da capo, riconoscersi per l’inutile egoista che fino a oggi si è stati, Prima di domani spreca il capitale accumulato (elevare e sublimare i comportamenti a rischio) nella sospensione temporale e si accomoda in un collaudato sistema retorico (sorella fastidiosa, nerd vessata, squad friends, jerky boyfriend e quello sensibile e segretamente innamorato). Rompicapo temporale e paradosso morale si risolvono amando. È amore la risposta, l’esito è l’accettazione di un nuovo se stesso, che traduce la pregressa conoscenza in una radicale azione di altruismo. Solo scoprendosi più buona e scoprendo il buono che alberga dietro la rabbia adolescente delle amiche si può uscire dall’incubo. Trasposizione del romanzo di Lauren Oliver (“E finalmente ti dirò addio”), Prima di domani è lenitivo invece che spaventoso, lucido invece che opaco. Così il giorno come il gioco finisce come se niente fosse davvero successo.