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L’inizio non è molto originale. Quando scoprono che la cittadina di Angel Grove e (di conseguenza) il mondo intero stanno per essere distrutti da una letale minaccia aliena, entrano in campo cinque giovanissimi studenti. Con entusiasmo e volontà, si mettono insieme e decidono di fare qualcosa per evitare il tracollo. Ci riusciranno solo diventando i Power Rangers…
Accettare questo punto di partenza, e prenderlo per buono, vuol dire rivolgersi ad un pubblico nuovo o rinnovato, composto da spettatori capaci di emozionarsi e sentirsi ancora coinvolti ogni qual volta ci siano gruppi di teenagers tra loro sconosciuti, che fanno comunità, superano incertezze e diffidenze e sfidano la paura e l’ignoto per salvare il mondo in cui vivono. Bisogna infatti rimettere l’orologio del tempo un po’ indietro e riandare al 1984 quando il produttore Haim Sabib, in Giappone per affari, rimase colpito vedendo in televisione un popolare show dal titolo Super Sentai. Rintracciare i proprietari e acquisirne i diritti per il mercato extra asiatico fu tutt’uno, e nel 1993 lo show venne trasmesso per la prima volta negli Stati Uniti.
Sono passati quindi già oltre venti anni, e oggi ecco un nuovo capitolo di quelle ormai lontane prime avventure. Se, per ammissione dello stesso regista Dean Israelite, lo spirito del film è rimasto quello della serie televisiva di 23 anni fa, non si può fare a meno di notare che la realizzazione sembra curiosamente divisa in due parti: dinamica e suggestiva quella che vede i ragazzi imparare a conoscersi, scambiarsi rivelazioni sul proprio passato e accettare il destino di sacrificarsi per la causa del Pianeta. Meccanica e banale quella nella quale (soprattutto il lungo finale) dominata dagli effetti speciali che, come sempre, provano a superare quelli del film precedente. I cinque Power Rangers versione 2017 hanno una inevitabile provenienza multiculturale e sono tutte star emergenti. Belli e generosi, ragazzi e ragazze pronti a raccogliere la voglia di identificazione del pubblico del Terzo Millennio, capace di grandi entusiasmi, e di un immaginario votato al sacrificio ( ma solo sullo schermo).