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Pompei
Si salvi chi può, anzi, ci salvi chi può. E' Pompei, anche in 3D, e recita: “La fine di un mondo. L'inizio di una leggenda”, che poi non si sa quale sia. Alla regia il temibile Paul W.S. Anderson, si torna a Pompei, 79 dopo Cristo, dove il gladiatore celta Milo (Kit Harington) lotta per salvare la bella Cassia (Emily Browning): non solo dal Vesuvio, ma pure da un prepotente senatore romano (Kiefer Sutherland). Per il resto, eruttanti effetti speciali, scopiazzature di Ben Hur (il gladiatore nero è l'Adewale Akinnuoye-Agbaje di Lost) e 2012 (a cavallo) e, appunto, Mr. Anderson, che “ha trasformato – parola di press-book – l'ossessione di una vita per Pompei in un film d'azione epico, con incontri fra gladiatori, intrighi politici, amanti sfortunati e una terrificante lotta per la sopravvivenza che si scatena quando sembra che l'inferno si sia rovesciando sulla terra”. Oppure, sullo schermo: involontariamente trash, volontariamente fracassone, offre a buon mercato psicologie tagliate con l'ascia, maschia abnegazione, amori ignifughi e un rispetto storico ai minimi storici. Con due ghiotti post scriptum: l'apice della carriera di Mr. Anderson rimane la conquista del cuore di Milla Jovovich; l'amore non si lava.