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Spazio, ultima frontiera. Questo è il viaggio “interstellare” di Wendy, una ragazza autistica alla scoperta del mondo e di se stessa. La passione per Star Trek colora le sue giornate: cavalca l’onda della fantasia e si immagina su un pianeta sconosciuto, al fianco dell’eroico Spock mentre l’apocalisse si avvicina. Il panorama desertico la avvolge, il vento soffia senza requie e lei prova le stesse difficoltà di un vulcaniano, anche se non ha le orecchie a punta. Nella realtà, non riesce a esprimere i propri sentimenti, nessuno la capisce ed è prigioniera del proprio handicap. Vorrebbe vivere, spiccare il volo, ma le crisi proseguono senza sosta e l’unica soluzione è non smettere di ripetere Please Stand By, stai tranquilla “piccola”, che anche questa volta il capitano Kirk si ricorderà di te.
Wendy ha ventotto anni e vive con una badante, la psicologa Scottie. Ogni momento della giornata deve essere programmato, per non perdere mai la calma. Sua sorella Audrey non riesce a prendersi cura di lei, e la tiene a distanza, perché sa che è imprevedibile. Da un momento all’altro Wendy potrebbe mettersi a urlare, perdendo il controllo. Non è violenta, ma non si rende conto della proprio forza.
La svolta arriva come una meteora a velocità di curvatura: la Paramount Pictures ha deciso di premiare la miglior sceneggiatura di Star Trek scritta da un fan. La vincita è di centomila dollari, e Wendy scrive quasi cinquecento pagine. Il problema è spedirle in tempo, così decide di scappare, di andare da sola a Hollywood, per dimostrare a tutti che non è più una bambina.
Please Stand By è un road movie intimista, emozionante, che trascina la platea in un’impresa “galattica”. Le stelle da raggiungere sono gli incroci, le enormi avenue che eruttano macchine mentre i semafori rossi impediscono il passaggio. Il film di Ben Lewin affronta la disabilità senza cadere nelle spire del melodramma, e riesce a intrattenere con intelligenza.
Talvolta può sembrare un po’ edulcorato, ma l’ottima interpretazione di Dakota Fanning convince anche gli scettici. Il suo viso da eterna bambina trasuda innocenza e gli occhi sbarrati sono lo specchio dell’anima di Wendy, piena di paure anche quando splende il sole. Il regista racconta una storia di ragazzi che si sentono inadeguati, alla continua ricerca di una normalità all’apparenza inesistente. Vivere con qualcuno che ti vuol bene, tenere in braccio un neonato: sono i desideri di chi vuole scuotersi dalla solitudine e dai drammi quotidiani.
La fuga della protagonista è un ritorno alle origini, un percorso di crescita che si rivolge con nostalgia a chi ha già vissuto quegli anni. Il cerchio si chiude, gli enormi spazi aperti trovano un’armonia anche con la “casa di cura”, mentre un ospite non smette di cantare l’inno americano. Ancora un richiamo all’uguaglianza, alla necessità di sentirsi tutti fratelli. Please Stand By è una favola per tutti con sfumature da sci-fi, che proietta il cuore oltre l’orizzonte, dove i sognatori non smettono di proiettarsi nel futuro.