Nel 1973 Steno, uno dei veterani della commedia all’italiana, ebbe un’idea fortunata: mescolare l’ironia al poliziesco. Il personaggio di Piedone ebbe subito un grande successo (fu tra i migliori incassi dell’anno), e diede vita a una tetralogia: Piedone lo sbirro, Piedone a Hong Kong, Piedone l’africano, Piedone d’Egitto. La chiave era la fisicità di Bud Spencer, l’animo sornione di un gigante pronto a scatenarsi. La giustizia si otteneva a furia di sberle.

Oggi il mito continua a vivere, e su Sky arriva la serie Piedone: Uno sbirro a Napoli. Il Commissario Rizzo incarnato da Bud Spencer non c’è più, ma il suo spirito è sempre presente. Viene nominato più volte, compare nelle foto, ci si domanda che cosa avrebbe fatto per sconfiggere il crimine. Il protagonista è un suo allievo, Vincenzo Palmieri, che ha il volto di Salvatore Esposito.

Palmieri ha lavorato a lungo in Germania, ma adesso il distintivo lo riporta a Napoli. Qui deve confrontarsi con la malavita che imperversa, e con superiori tutt’altro che teneri, in quattro episodi che promettono scintille. Cambiano i tempi, e anche i toni. Piedone: Uno sbirro a Napoli è meno scanzonato di quanto ci si aspetti. Lo spirito è più da crime contemporaneo, con qualche nota persino romantica. Esposito può ricordare nel fisico il suo mitico predecessore, ma le “scazzottate” sono ridotte all’osso. È come se tra Piedone lo sbirro e Piedone: uno sbirro a Napoli ci fosse un elastico che li avvicina e li allontana a piacimento. Lo sguardo non è quindi ai fan nostalgici, ma al pubblico smaliziato di oggi.

Si pensa ovviamente a Gomorra, e alle dinamiche tra poliziotti e malavita nella serialità che ha creato un filone ancora in buona salute. Le nuove indagini di Piedone rappresentano un ibrido, un abbraccio tra presente e passato, che a suo modo non delude. È agrodolce, leggero. Fanno sorridere le schermaglie tra colleghi, e funziona il filo rosso che lega i quattro episodi.

Piedone: uno sbirro a Napoli è in linea con altri titoli disponibili su Sky, come Hanno ucciso l’Uomo Ragno – La leggendaria storia degli 883 (che si alimenta del mito di Pezzali e Repetto) e The Day of the Jackal (figlio degli anni Settanta, come Piedone). Traccia un percorso solido, dedicato a un pubblico che non smette mai di emozionarsi, nonostante l’andare dei decenni.