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Peter Pan & Wendy
“Io sono solo una storia, raccontata ai bambini disposti ad ascoltarla. Non ha mai avuto una fine, finora. Forse potrei tornare ad ascoltarla, ogni tanto”.
Peter Pan (l’esordiente Alexander Molony) torna a rivivere sul grande schermo in questa –ennesima – rivisitazione live-action del romanzo di J. M. Barrie, stavolta targata Disney e, ovviamente, tarata anche sul classico d’animazione del 1953 (Le avventure di Peter Pan).
L’operazione, per la regia di David Lowery, si adegua giustamente ai tempi correnti, rimette al centro del racconto il personaggio di Wendy (Ever Anderson, la figlia di Milla Jovovich e Paul W. S. Anderson) – e anche il titolo del film rende giustizia alla prima edizione del romanzo di Barrie, Peter & Wendy –, Trilli è di colore (Yara Shahidi), tra i bambini sperduti ce n’è uno con sindrome di Down, e tenta la carta “pop” affidando a Jude Law il ruolo di Capitan Uncino.
Mossa che evidentemente non è bastata per tentare l’uscita nelle sale, dato che il film arriva direttamente su Disney+ da oggi: in ottica nostalgia si preferisce puntare sul live-action de La sirenetta, previsto nei cinema di tutto il mondo dal prossimo 24 maggio.
L’approdo sull’Isola che non c’è, le scaramucce con Uncino – e qui, a dispetto tanto del romanzo quanto del cartoon Disney, si abbraccia l’idea che il temibile pirata un tempo bambino fosse il migliore amico di Peter – la storia nella storia che, ancora una volta, porta in superficie le paure di tutti quei bambini che non vogliono crescere.
Visivamente dignitoso, meno strutturato rispetto al Pan di Joe Wright (2015), film che si rifaceva ad un prologo molto dickensiano e affidava anche al 3D le possibilità di una magia ambivalente, Peter & Wendy si preoccupa molto di rispettare una filologia anche “ambientale”, gioca molto con la cifra adventure in stile Goonies e sa creare un discreto pathos verso il commiato e il ritorno finale.
Nulla di trascendentale, beninteso, ma neanche tutto da buttare insomma.