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Pete Small Is Dead
Si prendano dei personaggi bizzarri e strampalati, un espediente narrativo che sorprende sul finale (ma nemmeno molto) ed una buona dose di umorismo nero. Mettendoli insieme, si avrà l'ultimo film di Alexandre Rockwell. Che punta ai fratelli Coen, mancando l'obiettivo.
K.C. Monk (Peter Dinklage), un ex sceneggiatore di Hollywood caduto in disgrazia, si lascia coinvolgere dall'amico Jack (Mark Boone, Junior), in una rocambolesca avventura, che parte dal funerale della leggenda del cinema d'azione, Pete Small (Tim Roth), e che finisce in un angolo sperduto del Messico. Entrambi sono alla ricerca di qualcosa: dell'amato cane Buddha - preso in ostaggio per questioni di debiti - il primo, di un film scomparso, il secondo. Il viaggio interiore, oltre che fisico, porterà alla redenzione del protagonista, che ritroverà non solo il cane, ma sopratutto l'amore e la fiducia nel prossimo.
Rockwell torna, dopo otto anni di silenzio da 13 Moons, con una nuova pellicola indipendente e graffiante. Il tempo passa, ma le regole del gioco non cambiano: la stessa regia libera ed anarchica, la stessa tematica - quella metalinguistica - già presente in passato in lavori come In a soup. Il cinema continua a riflettere su se stesso e sui suoi meccanismi, inscenando situazioni e personaggi - macchiette di attori, sceneggiatori, registi e produttori - che diventano estreme caricature della realtà. La stessa città, in cui è ambientata gran parte del film, è una Los Angeles off-hollywood, lontana dalle leggi dello starsystem e delle majors, popolata di “cani sciolti” che da quel mondo sono tagliati fuori.
Purtroppo però le promesse non mantenute ed alcuni luoghi comuni di troppo impediscono alla storia di decollare: la partenza scoppiettante perde carica e ritmo inquadratura dopo inquadratura, l'atmosfera grottesca ed iperreale diverte ma non convince fino in fondo, ed il finale a sorpresa non è né originale né sincero.
Risultato: una pellicola che vola a bassa quota e che atterra bruscamente, rimanendo confinata in una terra di mezzo - a metà strada tra un brutto anatroccolo ed un cigno - dalla quale è difficile emergere. Probabilmente, infatti, non ricorderemo a lungo la morte di Pete Small. Quel che è certo, però, è che non scorderemo facilmente l'interpretazione di uno Steve Buscemi, che sa sempre come stupire.