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Realtà e finzione in collisione, per decrittare la condizione femminile nella Cina contemporanea. E' questa la missione della giovane regista Emily Tang Xiaobai con Perfect Life, secondo film a sorpresa - come pure la proiezione... - scelto per inaugurare la sezione Orizzonti. Dopo l'opera prima Conjugation, passata a Locarno nel 2001, che analizzava criticamente lo status quo della Cina post Tiananmen, la filmaker pone ora occhio e camera in un duetto femminile, cercando nella commistione ontologica - docu e fiction - il grimaldello per svelare la poco "rosea" realtà del suo Paese, in cui la censura ancora la fa da padrone. Come ha rivelato il direttore Marco Muller, i Giochi Olimpici sono costati l'interruzione di 15 film, per non incrinare l'immagine armonica del colosso asiatico: dalle maglie della censura, il primo titolo che sguscerà fuori è proprio Perfect Life. Una "vita perfetta" da dividersi in due: la 21enne Li, da una derelitta cittadina del nord al sud industriale di Shenzhen, dove deciderà di rimanere, ad affrontare un'esistenza ai margini; la più matura Jenny, alle prese con il divorzio, che ha scelto di lasciare l'amata Hong Kong per trasferirsi a Shenzhen. Si incontreranno in un crocevia, ma entrambe finiranno all'angolo: un angolo di acuta sofferenza e di ottusa conoscenza, in cui realtà sociale e invenzione artistica finiscono per essere congruenti. Risultato geometricamente perfetto e moralmente disperato: Emily Tang Xiaobai nel 2001 è emigrata a Hong Kong, qui ha trovato mezzi e libertà per non dimenticarsi del suo passato e del presente di Li e Jenny. Tutto il resto non conta, forse, compreso il rischio tilt per lo spettatore, costretto a "perdersi" nel cortocircuito vero- falso, presente-futuro. Rimangono le buone intenzioni di Emily Tang Xiaobai, rimane soprattutto il destino violentato di Li, Jenny: just another perfect day nella Cina 2008...