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Passione sinistra
Nina (Valentina Lodovini): idealista, ecologista, radical chic. Giulio (Alessandro Preziosi): ricco, arrogante, maschilista. La prima eredita dal padre una magnifica villa sul mare, il secondo la vuole acquistare. Lo "scontro" tra i due sarà violento, ma ancor di più dirompente sarà l'inevitabile incontro tra due mondi apparentemente così distanti.
Marco Ponti torna alla regia di un lungometraggio a quasi dieci anni di distanza da A/R Andata + Ritorno, opera seconda che non riuscì a bissare il successo ottenuto con Santa Maradona. Stavolta prende spunto da Una passione sinistra, romanzo di Chiara Gamberale (ed. Bompiani, 2009) che Bianca Film e Rai Cinema hanno deciso di portare sullo schermo, per raccontare la possibile metamorfosi di due personaggi intrappolati nelle proprie convinzioni: il film è di un qualunquismo disarmante, e lo si intuisce già dalla partenza, con la voce over della Lodovini che ci "descrive" chi è Nina. La solita carrellata di luoghi comuni, con la "nostra" impegnata sentimentalmente da un decennio con lo scrittore di futuro (?) successo Bernardo (Vinicio Marchioni), disposto a tutto per un'ospitata da Fazio e ovviamente sempre pronto a timbrare il cartellino con la "fan" di turno. Guarda caso la bionda, svampita e cerebrolesa fidanzata del destrorso Giulio, interpretata da Eva Riccobono: il quadro è delineato, la morale pure ("rossi e neri magari non esistono più ma continuano a essere comunque uguali"), il messaggio non tarda ad arrivare: "Siamo diversi ma ci possiamo amare". Manca il cinema, e la capacità di svincolarsi dal solito teatrino caratterizzato da personaggi che la realtà non riconosce più. E con i quali, ormai, si fa fatica anche a sorridere. Peccato.