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Un'immagine del film di Cabiddu
Un film, un documentario o un film-concerto? Tutte e tre le cose, molto probabilmente. Anche se, come suggerisce il sottotitolo, Passaggi di tempo è soprattutto un viaggio: tra sonorità etniche e variazioni jazz, attraverso le tradizioni e lo splendore della Sardegna.
Scritto e diretto da Gianfranco Cabiddu (etnomusicologo con all'attivo qualche documentario e due lungometraggi, tra cui Il figlio di Bakunin), Passaggi di tempo può essere considerato come l'ultimo atto di un percorso iniziato da lontano: la raccolta di materiale documentaristico dagli archivi dell'Istituto Luce e il conseguente montaggio di immagini appartenenti al passato. Testimonianza dei riti collettivi, del lavoro nei campi e nelle miniere della Sardegna, il lavoro di Cabiddu mancava però di quel qualcosa che gli consentisse di trasbordare "vita". L'intreccio di storia che, muto, scorreva su uno schermo, aveva bisogno di un'anima: la musica. Ed ecco che il secondo passo di questo percorso si compie: il regista cagliaritano coinvolge il conterraneo Paolo Fresu, gli affida la direzione musicale del progetto e - di lì a poco - nasce "Sonos ‘e Memoria", vero e proprio film-concerto, spettacolo itinerante che da anni si replica in Italia e nel mondo. Sul palco, il bianco e nero di volti e luoghi si sposa con la vibrante musicalità etnica (le launeddas del grande Luigi Lai, la mandola di Mauro Palmas, la fisarmonica di Antonello Salis, il violoncello di Carlo Cabiddu, le percussioni di Federico Senesi, la voce di Elena Ledda e del coro su Concordu 'e su Rosariu di Santulussurgiu) e le contaminazioni jazz della tromba e del flicorno di Fresu. In un continuo "passaggio di tempo", dunque, quello che siamo chiamati a contemplare non è il semplice backstage di un concerto, ma il più intimo e personale cammino - artistico e umano - di questi musicisti e della loro terra: la tradizione e il nuovo si fondono, la musica e il cinema ne accompagnano l'unione. Dedicato agli operatori dell'Istituto Luce (1930-1950).