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Paranoid Park
Un parco per skater a Portland, la pista a bruciare follia, dannazione, assenza di fissa dimora: forse, solo gioventù. Non si può essere seri a 17 anni, scriveva Rimbaud un secolo fa: figuriamoci oggi, a 16. Sono gli anni di Alex (Gabe Nevins), che sulla West Coast sperimenterà altri paradisi artificiali. No, non è la droga, ma la paura, quella che tutti hanno a Paranoid Park. E il caso. Un caso malevolo, che per legittima - e giovanile - difesa lascia abbarbicati al treno Alex e un balordo, e sulla massicciata un vigilante troncato in due da un altro treno…
Gus Van Sant prende il romanzo omonimo di Blake Nelson (pubblicato in Italia da Rizzoli), uno scrittore di e per adolescenti, e ripercorre le orme teen già calcate con Will Hunting - Genio ribelle (1997, nove nomination e due statuette agli Academy Awards), Scoprendo Forrester (2001), Gerry (2002), Elephant (2003, Palma d'Oro per il miglior film e miglior regia a Cannes) e l'unofficial biopic di Kurt Cobain Last Days (2005).
Premio del 60° anniversario all'ultimo festival di Cannes, Paranoid Park è quello adolescenziale dell'America neocon, che esporta democrazia per importare atonia, e viceversa. Van Sant depura le scene di ogni elemento deperibile, alza il tiro poetico per non cadere nella didascalia dell'instant movie, prende i prediletti giovani per dire qualcosa a loro, alla sua generazione e a quella precedente, stigmatizzando in ottica glocal la terra di nessuno che sono gli States. Park è recinto, area protetta, divertimento-diversivo, che fa coppia con la paranoia dura e pura del Sistema, che l'Iraq (elemento centrale del "fuoricampo" del film, tanto da farne l'unica messa a fuoco della tragedia irakena, alla faccia di Jarhead, Syriana e Leoni per agnelli) e il resto del mondo manco te lo fa individuare su una cartina.
Materia da bruciarsi le mani, che il regista di Louisville, Kentucky padroneggia paratattico e materialista, a tal punto da risultare memoriale e spirituale – vedi, anzi senti, la colonna sonora, complice il Nino Rota chez Fellini di Amarcord e Giulietta degli spiriti.
Amarcord e spirito/i, che oggi non battono più bandiera stelle & strisce, anzi. Le stelle si fanno piccole: stellette; le strisce disegnano un orizzonte carcerario, da Guantanamo alle periferie metropolitane di Portland. E' l'America di Bush: Paranoid/Android.