Nel 1976 il vicequestore Alfonso Noce viene ferito in un attentato per mano dei Nuclei Armati Proletari, in cui persero la vita il poliziotto Prisco Palumbo e il terrorista Martino Zichittella.
Oggi, a distanza di molto tempo, Claudio Noce (che all'epoca aveva due anni) parte da quell'evento che vide coinvolto il padre per portare sullo schermo un anomalo romanzo di formazione con protagonista Valerio (Mattia Garaci), bambino di 10 anni la cui vita viene sconvolta quando, insieme alla madre Gina (Barbara Ronchi), assiste all'attentato ai danni del genitore (Pierfrancesco Favino) da parte di un commando di terroristi.
Coraggioso nelle premesse, eccessivo nella resa, Padrenostro chiede moltissimo - forse troppo - al suo giovane interprete principale (di fatto presente in ogni inquadratura) e abusa spesso e volentieri di ralenti e lirismi alla lunga stucchevoli.
Padrenostro
Nonostante questo, e qualche incongruenza di troppo a livello strutturale, il film regala comunque alcuni momenti di angosciosa sospensione, insistendo molto sulla paura e sul senso di vulnerabilità che inevitabilmente segnano i giorni e lo stato d'animo di quella famiglia.
Ambientato negli anni '70, a Roma e in Calabria, Padrenostro è operazione autobiografica basata sui ricordi e sull'immaginazione: centrale da questo punto di vista la figura di Christian (Francesco Gheghi), ragazzo di 14 anni che irrompe dal nulla nell'esistenza di Valerio: solitario, ribelle, sfrontato, appare e scompare in determinate situazioni.