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Outrage Beyond
I traffici della famiglia Sanno, uno dei clan più potenti di Osaka, hanno raggiunto impressionanti livelli di collusione con il potere politico e le forze dell'ordine. L'eliminazione di un agente di polizia rischia però di compromettere l'accordo tra le parti: l'attenzione dei media nei confronti della criminalità organizzata sale oltre il livello di guardia e di conseguenza anche la pressione sui vertici di polizia. L'intraprendente detective Kataoka (Fumiyo Kohinata) cerca di sfruttare la situazione a proprio vantaggio, escogitando macchinazioni machiavelliche atte a scatenare una guerra tra i Sanno e gli Hanabishi e a ridefinire gli equilibri del potere mafioso. Non ha però fatto i conti con lo yakuza Otomo (Takeshi Kitano), restìo ad entrare in una partita nella quale rimane una pedina fondamentale.
Due anni dopo Outrage (presentato a Cannes) Takeshi Kitano torna - a Venezia stavolta, sempre in concorso - e rimette i panni dell'algido e pachidermico yakuza di secondo livello, costretto a fronteggiare la potenza di fuoco di forze più grandi di lui. Ridotto all'osso, plot e ratio di Outrage Beyond sono questi. E pure se gli intrighi, i diversivi e i continui ribaltamenti della trama vorrebbero camuffarlo, il film resta uno sparatutto nel quale la modalità e l'efferatezza dei regolamenti di conti - alcuni effettivamente geniali, come quella riservata al braccio destro dei Sanno, legato a una sedia e bombardato al volto da una macchina sparapalle - annullano ogni altro spunto e rivestono il principale motivo d'interesse dell'operazione.Un divertissement per fan, popolato dalle facce giuste (ovviamente idiote) e diretto da Beat Takeshi con consueta maestria ma senza mai un guizzo, un colpo inaspettato, una parvenza di necessità.Al pari del suo personaggio, anche Kitano (che gioca molto su questa sovrapposizione) sembra del resto riluttante. Obbligato a tornare, s'incammina sulla strada del sequel a darci l'esatta dimensione del difficile momento creativo.