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Ognuno decide per se stesso nella vita, quando qualcosa arriva a fare troppo male, diceva suo padre, mentre raccoglieva le ortiche a mani nude che il giovane Trond non voleva raccogliere. Questa frase all'ormai 67enne Trond (Stellan Skarsgård) non ha mai smesso di tornargli in mente tutta la vita. Una vita solitaria e ritirata da vedovo dopo la morte accidentale della moglie in una piccola città nella parte orientale della Norvegia.
Come il millennio, la sua vita sembra essere finita nel 1999, tanto più che la notte di quel capodanno nel silenzio della neve incontra inaspettatamente Lars (Bjørn Floberg), un giovane amico di mezzo secolo prima, il cui destino risveglia in lui ricordi dolorosi intrecciati con il suo stesso passato.
Basato sul pluripremiato romanzo omonimo di Per Petterson, Hans Petter Moland racconta i traumi e le perdite di due uomini la cui vita familiare è crollata nell'estate del 1948. Una certa vicinanza al cinema d'azione commerciale si fa notare nel ritmo talvolta inquieto del racconto.
Moland, che ha anche guadagnato popolarità con il suo umorismo nero nella sua commedia In ordine di sparizione, assume un tono diverso in Out Stealing Horses, presentato tra gli applausi del concorso del Festival di Berlino: un film ruvido e raffinato.
Le emozioni e gli eventi disastrosi si riflettono sempre anche nella natura. Ad esempio, un forte vento fischia attraverso tutte le fessure, spazza l'erba e porta via gli alberi. Solo con le sue immagini di foreste solitarie, paesaggi montuosi e pluviali, per questa interazione anima-natura il film riesce ad insinuarsi senza difficoltà nello sguardo e nell'animo dello spettatore.
Ogni evento apparentemente poco spettacolare, dall'abbattimento di un albero al galoppo di un cavallo irrequieto, assume un valore narrativo, e poetico, nel bel film di Moland. Skarsgård è magnifico e si conferma uno dei migliori attori europei sulla piazza.