È un titolo che dice tutto, Operazione vendetta, dai temi narrativi alle intenzioni industriali, dagli stereotipi su cui si edifica al genere che vorrebbe rinnovare. Ma è il titolo originale a informarci che il revenge movie è solo una parte della questione, quella più facile e fruibile e, di riflesso, più complicata da restituire. Soprattutto in un’epoca in cui lo streaming di massa è sempre la versione liquida del cestone dell’autogrill, con i contenuti action o muscolari che resistono nonostante la presunta dittatura woke.

La versione originale di Operazione vendetta si intitola The Amateur, ovvero “il dilettante”, e ci dice quanto il film voglia raccontarci i motivi di una trasformazione, l’accesso a una professione nuova, un percorso di iniziazione al lato oscuro del sistema. Poi, chiaro, il motivo primario del cambiamento sta nel desiderio di vendetta: un decodificatore della CIA, tanto stimato quanto introverso e sempre rintanato in un ufficio nel seminterrato del quartier generale, decide di vendicarsi quando l’amatissima moglie viene uccisa in un attacco terroristico a Londra e i suoi supervisori si rifiutano di agire.

Da qui le linee programmatiche del piano (“e poi non ne rimase nessuno”), a colpi di situazioni più rocambolesche che spettacolari (solo un nerd può capire come distruggere una piscina sospesa a quasi venti metri) e proiettili che vagano e bucano la sceneggiatura già precaria, con la consapevolezza che l’informatica ha tanto aiutato l’umanità quanto depotenziato il fascino del cinema di spionaggio.

La nostalgia non c’entra, tant’è che l’assetto politico è un’ennesima variante del mondo prima del Muro (gli agenti infedeli, i russi infami, l’Europa in mezzo: all’origine, d’altronde, c’è il romanzo di Robert Littell del 1981), ma è così poco affascinante questa invincibile cyber-intelligence che si serve di software di profilazione e sfugge ai controlli di chiunque per agire ai confini della legalità.

Sarà pure per la regia spaesata e traballante di James Hawes, navigato televisivo all’opera seconda dopo il corretto One Life (che l’amateur, in fondo, sia proprio lui?), se Operazione vendetta risulta fiacco e superfluo, senza nerbo né carisma come il suo mediocre protagonista (Rami Malek, tutto smorfie e sopra le righe, vero amateur del genere), capace di sprecare un cast che avrebbe meritato momenti migliori: Laurence Fishburne, Jon Bernthal (detto The Bear!) Caitríona Balfe e Julianne Nicholson sono ridotti a macchiette, Rachel Brosnahan non ha tempo di fare niente, Michael Stuhlbarg impartisce la solita lezione di recitazione con il pilota automatico.