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Operazione Valchiria
E' vero che Bryan Singer aveva diretto, con merito, I soliti sospetti, ma ritrovarne degli altri, ancor meno insoliti, nella Germania hitleriana è davvero troppo. Come creare suspence, se non mera attenzione, su un evento storico noto ai più? Siamo nel '44, il Reich millenario ha data di scadenza mensile, il colonnello Claus von Stauffenberg decide di passare all'azione, prima che sia troppo tardi per le sorti dell'amata patria e dell'Europa tutta: Hitler ha da morire.
Il teatro è la Tana del Lupo, l'operazione - ideata da Hitler e riutilizzata contro di lui - Valchiria, l'esecutore, con l'esplosivo nella 24ore (come il mago della suspense Alfred Hitchcock avrebbe voluto...), von Stauffenberg: sarà l'ultimo di una serie di falliti attentati al Führer, che un anno più tardi si suiciderà nel bunker di Berlino. Fin qui tutto noto, eccetto a Singer e gli sceneggiatori Christopher McQuarrie - al lavoro su altri tre progetti con Cruise (sic) - e Nathan Alexander che costruiscono il film come se la sorpresa fosse dietro l'angolo.
Così non è, ovviamente, ma anziché concentrarsi sulla psicologia di questi "salvatori della patria", ovvero il retroterra sociale del colpo di mano, e cercare l'ineludibile ricostruzione filologica (così l'agiografia di Stauffenberg è dietro l'angolo...), si punta al thriller: inerte come l'occhio di vetro di Cruise.