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Non tutti i remake, gli scopiazzamenti, le derivazioni vengono per nuocere. Se c’è divertimento, il ri-usato sicuro paga, e Operazione U.N.C.L.E., tratto dalla serie tv anni ’60 The Man from U.N.C.L.E., non ha il braccino corto. La regia di Guy Ritchie, anche sceneggiatore con Lionel Wigram, è perfino lussuosa, ipertrofica, calligrafica: gira da Dio, l’ex signor Madonna, ma da Dio dei tamarri.
Il ritorno al futuro negli anni della Guerra Fredda ha per protagonisti l’agente Solo della CIA (Henry Cavill) e l’agente Kuryakin del KGB (Armie Hammer) in triangolazione affettiva e geopolitica con Gaby (Alicia Vikander): tre attori efficaci, se non bravi tout court, che mettono del loro – charme, ironia e sprezzatura – per incarnare il mood retrò del remake insieme al redivivo Hugh Grant.
Imbarazzante, viceversa, la prova di Luca Calvani, l’italiano della brigata: della serie, come ammazzare la bellezza di Roma, peraltro esplorata con il solito filtro “cartolina” delle grandi produzioni internazionali. Comunque, che sia il sempiterno James Bond, il filologico ed elegantissimo La talpa oppure questa gaia – e gay nell’ammicco – Operazione, la solfa non cambia: gli inglesi la spy-story la fanno meglio. Anzi, come nessuno al mondo.